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Napoli – Ciro Rigotti, il detenuto ridotto in fin di vita da un tumore incurabile, ha ottenuto gli arresti domiciliari al culmine di una battaglia andata avanti per mesi. La svolta è arrivata oggi pomeriggio, dopo l’ulteriore aggravamento delle condizioni di salute del 62enne, che stamattina è entrato in coma all’ospedale Cardarelli

Troppo disperate le sue condizioni di salute per confidare in una possibile ripresa. Da qui la decisione del giudice di concedere un ridimensionamento della misura detentiva. Il 62enne spacciatore ha quindi potuto lasciare l’ospedale per fare ritorno nella propria abitazione a Ponticelli. Rigotti, malato terminale a causa di un cancro incurabile che l’ha ridotto a un “fantasma” di appena ventidue chili, è entrato in coma dopo aver combattuto, insieme ai propri familiari, per poter morire al di fuori delle mura di Poggioreale, quello che ormai viene da tutti chiamato il “mostro di cemento”.

Rigotti stava scontando una condanna a nove anni di reclusione incassata in primo grado per traffico di droga. L’uomo era finito in manette nel 2016 nell’ambito dell’operazione Delenda con cui era stato sgominato il famigerato clan D’Amico del rione Conocal. In questi anni, però, le condizioni di Rigotti si sono aggravate sempre più. Stando a quanto riferito nelle scorse settimane dai familiari del detenuto, a peggiorare il quadro avrebbe contribuito anche una diagnosi tardiva. Gli stessi medici della casa circondariale di Napoli, infatti, avrebbero in un primo momento sottovalutato la portata della patologia. Ieri pomeriggio, l’ultimo capitolo di questa tremenda vicenda: «Ciro Rigotti torna casa con i domiciliari, morirà nel suo letto e circondato dai propri familiari, un diritto che dovrebbe essere inalienabile per tutti i detenuti in fin di vita», è il commento a caldo di Pietro Ioia, presidente dell’associazione Ed Don, che da mesi segue l’epopea di Rigotti e dei suoi parenti.