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Napoli – Aveva detto di sì e per due motivi: Cepparulo stava diventando ingombrante e poi andava eliminato per un piacere agli “amici” della Sanità. Così Ciro Rinaldi decise che il ras dei “barbudos” andava eliminato. Ma quel delitto andò male e morì una vittima innocente. Era il 7 giugno del 2016. «C’era uno con la maglietta rossa, quello innocente, poi uno con la maglietta bianca che era ’o limone e uno con la maglietta verde che era Cepparulo. E tu che fai? Entri improvvisamente e spari a quello con la maglietta rossa? Avevano tutti e due la barba e non è che si è sbagliato: ha proprio sparato. Con la pistola in mano tremava tutto, lo ha scostato e gli ha sparato».

Si può morire così in terra di camorra, perché il killer che era stato avvisato a chi doveva uccidere si è confuso con i colori di una maglietta: rossa invece che verde. Un solo proiettile al centro del petto che ha trafitto il cuore di Ciro Colonna, un ragazzo di 19 anni, era in un circolo ricreativo a Ponticelli e si è trovato accanto a Raffaele Cepparuolo, un boss nemico di tre gruppi criminali il cui destino era praticamente già segnato. Ma quel maledetto pomeriggio il killer, Antonio Rivieccio detto “cucù”, sbagliò persona e uccise «quello buono». Morì anche Cepparulo, ma ci pensò Antonio Minichini che si era accorto dell’agitazione del complice e prima di entrare gli disse che non avrebbe dovuto fare fuoco: «Tu entra e fai girare a tutti quanti faccia al muro, poi ci penso io». Fu lui a scaricare tutto il caricatore contro il corpo di Cepparulo soprannominato «Ultimo» il quale morì sul colpo. L’innocente Ciro fu trasportato in ospedale, ma il proiettile gli aveva perforato il cuore. Per i due omicidi, i carabinieri hanno arrestato otto persone, quattro delle quali sono donne. Il mandante è Ciro Rinaldi.