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Napoli – I fini strateghi dell’ordine pubblico e del decoro urbano di Napoli, quelli per intenderci che hanno concepito la genialata di vietare l’ingresso allo stadio Maradona ai tifosi dell’Eintracht Francoforte e hanno preferito accompagnarli al centro storico, lasciandoli così liberi di sfasciare ogni cosa e scontrarsi con gruppi di ultras napoletani, non soddisfatti per il risultato ottenuto, stanno pensando di ripetersi, anzi di superarsi. Parliamo del prefetto di Napoli, Claudio Palomba; del sindaco Gaetano Manfredi; del questore Alessandro Giuliano e dell’ormai responsabile di fatto dell’ordine pubblico in città, il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis, i quali, stando a indiscrezioni di stampa, stanno architettando un’altra grande operazione-sicurezza: la festa per il terzo scudetto del Napoli a Piazza Plebiscito, a numero chiuso e su prenotazione.
 
Se fosse vero, saremmo di fronte a un’altra anomalia, rispetto a quello che accade in tutto il mondo in occasione di grandi successi sportivi. Dal punto di vista strettamente sociale e culturale, stiamo commentando una ipotesi assurda, una festa di popolo ma con le regole di una zona a traffico limitato: a chi spetterebbe selezionare chi è degno di accedere alla piazza e chi no? In base a quale criterio? La dichiarazione dei redditi 2022? Il titolo di studio? L’età? L’amicizia con questo o quel consigliere comunale (risposta più probabile)? Non si sa: quello che si sa è che ormai le istituzioni di Napoli vivono su una specie di satellite in orbita sulla città, con la quale non hanno alcun contatto reale.
 
Ma c’è un altro problema, molto più serio: il risultato. Contingentare una piazza significa transennarla, creare un imbuto all’ingresso per i controlli, impedire a chi non è stato “invitato” (ma da chi?) di entrare e quindi respingerlo. Con le buone, o con le cattive. Bene, anzi male: immaginate la scena. Migliaia di persone tentano di affluire in piazza, con o senza invito, per acclamare la squadra e godersi una gioia attesa per 33 anni. Al primo “lei non è invitato, vada via!”, scatterà la protesta. La fila si bloccherà, la gente in coda perderà la pazienza. Il pericolo di ressa, incidenti, malori, è concreto, quasi prevedibile. Il rischio di un autogol leggendario incombe. Sarebbe il caso di pensarci bene, stavolta, considerato il precedente della partita con i tedeschi: è davvero il caso di andare contromano sull’autostrada dei festeggiamenti, quella percorsa da tutte le città del mondo (pensate ai 4 milioni di argentini che hanno festeggiato il mondiale per le strade di Buenos Aires), per inventarsi un’altra formula sperimentale in una situazione così particolare? Noi non abbiamo la sfera di cristallo, ma suggeriamo ai nostri elitarissimi tutori dell’ordine pubblico di pensarci bene. Errare è umano, perseverare è diabolico. E stavolta, se le cose dovessero andare male, le responsabilità sarebbero tutte dei decisori.