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C’è una svolta sulle indagini per il falò di Castellammare di Stabia. Sarebbero in cinque, alcuni di loro potrebbero essere minorenni, di sicuro sono stati inviati dal clan D’Alessandro di Castellammare di Stabia per dare un segnale a tutti gli ‘aspiranti’ collaboratori di giustizia e alle loro famiglie. Sono queste le informative confluite questa mattina in un fascicolo della Dda di Napoli che è stato aperto sul falò, ribattezzato della “vergogna” che è andato in scena la notte prima dell’Immacolata nella cittadina stabiese, in provincia di Napoli. Nel quartiere Arancia Faito, bunker del gruppo D’Alessandro, sono stati esposti degli striscioni contro i collaboratori di giustizia. “Così devono morire i pentiti, abbruciati”, era la scritta sullo striscione incriminato messo sul cippo di legno che avrebbe alimnetato il falò. Sulla catasta era anche appeso un manichino che rappresentava un pentito della camorra.

A mezzanotte è stato dato fuoco alla catasta di legna, al fantoccio e allo striscione. L’episodio è avvenuto nel quartiere davanti a una folle festante che ha anche assistito all’esplosione di fuochi d’artificio. La scorsa settimana la squadra Mobile, coordinata dalla Procura Antimafia, aveva messo a segno un’operazione conclusasi con l’arresto di 13 persone tra le quali spiccava il nome di Teresa Martone, la vedova del boss Michele D’Alessandro e il noto imprenditore Adolfo Greco, entrambi accusati dai collaborati di giustizia. I magistrati stanno esaminando tutte le immagini comparse sul web nelle ore successive al falò. Alcune erano addirittura in diretta sulle pagine social.