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Napoli – L’associazione di volontariato “Parkinson Parthenope”, con sede a Napoli, promuovere una cultura del benessere psico-fisico, della solidarietà, dell’associazionismo e dell’integrazione sociale dei malati di Parkinson, per migliorare la qualità della vita e sviluppare l’autonomia, contrastare l’emarginazione, l’isolamento e la solitudine sia delle persone con Parkinson che dei loro familiari.

Nei suoi primi due anni di attività, grazie al notevole impegno di un team competente, motivato e coeso, affiancato dal Comitato Scientifico coordinato dal prof. Alessandro Tessitore, responsabile del Centro Parkinson dell’Università della Campania ‘Luigi Vanvitelli’, l’associazione ha raggiunto una buona visibilità presso le istituzioni e soprattutto nella comunità delle famiglie con Parkinson – malati e caregivers incominciano a rivolgersi fiduciosi per consigli, informazioni, indicazioni.

L’evento è anche commemorativo perché poco più di 200 anni fa, nel 1817, il medico inglese James Parkinson descrisse per la prima volta i sintomi della malattia che ora porta il suo nome. A due secoli dalla scoperta di questa patologia, ancora senza cura, ‘Run For Parkinson’s’ rinnova la sua missione di far conoscere meglio questa patologia attraverso una manifestazione ludico-sportiva anche per sottolineare quanto sia importante l’attività fisica per combattere il Parkinson.

Quest’anno il Bosco di Capodimonte, con i suoi riconosciuti requisiti di sicurezza, accessibilità, raggiungibilità e popolarità, sarà la location ideale per organizzare, per la prima volta a Napoli, l’evento di sensibilizzazione sociale ‘Run for Parkinson’s Campania 2018’ domenica 8 aprile, dalle 9:00 alle 13:00. Nell’organizzazione dell’evento, Parkinson Parthenope si avvarrà dell’opera e della collaborazione, volontaria e gratuita, della società sportiva LA CORSA che, in possesso di specifiche competenze, intende contribuire a fornire aiuto ed assistenza a tutte le persone che vorranno partecipare e condividere con noi l’impegno ad abbattere quello che ancora oggi è lo stigma legato alla malattia.