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Salario minimo al Comune di Napoli, è subito bagarre. Un polverone si è alzato attorno all’emendamento al Documento unico di programmazione (Dup), approvato due giorni fa in consiglio comunale. La zuffa è scoppiata sui 9 euro, soglia simbolo della paga dignitosa. Diventerebbe obbligo per appalti comunali, concessioni, anche le occupazioni di suolo, e licenze commerciali. Una svolta salutata da alcuni come storica, e rilanciata dai media. In aula, tuttavia, si è registrato voto contrario del centrodestra. Ma il punto è un altro. Secondo altri, nelle carte non vi sarebbe traccia dei 9 euro. “È tutto falso, altro che salario minimo” attacca una nota di Potere al Popolo. Si mette in scia l’Usb: il sindacalista Adolfo Vallini parla di “un comunicato assolutamente condiviso”. Sono furenti Giuliano Granato e Chiara Capretti, portavoce nazionale e consigliera municipale di PaP. Secondo loro, l’emendamento si limiterebbe all’inclusione della ‘clausola sociale’ per appalti e concessioni. “Il soggetto contraente – affermano – si impegna ad applicare, a pena di decadenza e/o risoluzione, il contratto collettivo, più attinente all’attività svolta, nazionale o territoriale vigente, con la corresponsione ai lavoratori impiegati per lo meno della retribuzione minima ivi prevista”. Potere al Popolo cita l’esempio del settore vigilanza. Il dipendente di una ditta appaltatrice di una partecipata, in pratica, non potrebbe “beneficiare che del Contratto nazionale di categoria, che prevede paghe minime intorno ai 5 euro lordi l’ora”.

Contro il provvedimento, per ragioni diverse, anche l‘Aicast. L’associazione di imprese e commercianti lo considera incostituzionale, e preannuncia ricorso al Tar. “I comuni – insorge il presidente provinciale Giuseppe Bonavolontànon si possono interessare dei contratti di lavoro, regolati da accordi e contratti nazionali”. Difende l’emendamento, invece, il suo autore. “Per Potere al Popolo il provvedimento è inutile, per l’Aicast invece produce effetti – sorride Gennaro Esposito, consigliere del gruppo Manfredi Sindaco -: o è vero l’uno o è vero l’altro“. Ma il consigliere, di professione avvocato, non vede rischi immediati di ricorsi. “Non si può adire il Tar – spiega – per carenza di interesse attuale“. Il Dup è infatti un documento programmatico. La disposizione sarà aggredibile, per via giudiziaria, solo quando recepita da delibera della giunta.

Quanto ai 9 euro, Esposito precisa di averli richiamati. L’atto fa riferimento ad un precedente ordine del giorno, firmato dal consigliere Sergio D’Angelo. Con esso, si fissava appunto “tale corrispettivo”. Ma la questione sarebbe più tecnica. E riguarderebbe l’assenza di norme nazionali, riferibili a questa cifra. “Se i 9 euro li avessimo inseriti in un atto amministrativo – sostiene Esposito -, siccome non hanno nessuna fonte legislativa, avrebbero inficiato la legittimità del provvedimento”. La scelta è stata differente. “Si è fatto espresso riferimento – sottolinea il consigliere – all’articolo 36 della Costituzione, così come interpretato da costante giurisprudenza della Cassazione“. Ovvero, “che il salario di un lavoratore deve consentirgli una vita dignitosa”. Nelle intenzioni, l’emendamento fornirà “un’arma in più a chi viene assunto al nero”. Cioè la decadenza o la revoca di licenze e concessioni. “Quando avremo la delibera – assicura il padre dell’emendamento – il lavoratore sfruttato e licenziato potrà comunicarlo al Comune”. A quel punto “l’ex datore di lavoro, messo alle strette, sarà costretto a pagargli le spettanze dovute”. E questo, giura Esposito, “non è poco”.