- Pubblicità -
Tempo di lettura: 5 minuti

Napoli – Non firmano le dimissioni che avrebbero portato allo scioglimento del Consiglio e non sfiduciano il sindaco. Restano lì sullo scranno da consigliere comunale per decidere cosa per la città? Nulla. Per la seconda volta il Consiglio di Napoli salta – presenti alla conta solo 20 consiglieri su 40 – per mancanza del numero legale. Senza votare , né approvare nessun provvedimento per la città messa in ginocchio dall’emergenza sanitaria, sociale ed economica.

Lasciano l’Aula i consiglieri del M5s Matteo Brambilla e Marta Matano, i renziani di Italia Viva, Gabriele Mundo e Manuela Mirra, mentre si astiene il capogruppo Carmine Sgambati. Assenti anche i consiglieri deluchiani del gruppo consiliare La Città, Diego Venanzoni, Alessia Quaglietta e Roberta Giova e infine del gruppo misto Nino Simeone (pronto a candidarsi a sostegno di Vincenzo De Luca), Vincenzo Solombrino, Gaetano Troncone. Consiglieri ‘d’opposizione’ che abbandonano l’Assise cittadina chiamata a votare su alcune delibere, ma non la poltrona.

Gli assenti infatti non firmano – al contrario del centrodestra e del Pd (che pure lasciano l’Aula) – le dimissioni raccolte nella stanza accanto dal notaio, su impulso del centrodestra. Ma non restano nemmeno in Consiglio per discutere dei provvedimenti per la città. Un Consiglio che oramai è un pantano. Il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris non ha più la maggioranza, ma per certi versi verrebbe da dire nemmeno un’opposizione. Sui social il M5S si spacca.

“Per cinque anni all’opposizione e poi salvate il sindaco?” è il succo dei vari commenti degli attivisti grillini. Brambilla cerca di spiegare che non ha nulla da dover dimostrare e che il sindaco deve cadere sul bilancio. Intanto l’unica cosa che continua a cadere è il numero legale, con un Consiglio che non dà alcuna risposta alle emergenze dalla città.

“Comunque i social non contano”, replica Brambilla riferendo ai post al veleno dei suoi colleghi pentastellati. E detto da chi viene da un Movimento che sui social ha basato tutto fa sorridere. Per non piangere. Servono 21 firme per sciogliere il Consiglio. Si tirano fuori i pentastellati e Italia Viva. “Firmiamo se  si arriva a 19” dicono i grillini. “Firmiamo se si arriva a 18” dicono anche i tre renziani. Inventandosi così quella che verrebbe da chiamare una firma di gregge: prendo posizione se la prendono gli altri. Ma tant’è.

Così i deluchiani del gruppo consiliare La Città che pure non firmano “mai col centrodestra” giustificano, anche se il risultato è che poi stai con de Magistris. Tre ore in Aula a discutere di dimissioni, a trovare argomentazioni sul perché non firmo e sembrare ancora credibili come opposizione, per poi restare ognuno attaccato al suo posto. A che fare per il bene della città post-Covid? Non si riesce manco ad approvare il Parco della Marinella, atteso da anni, da finanziare con i fondi della Città metropolitana.  E perché? Perché non ci si mette d’accordo a chi intitolarlo.

“Un’indecenza senza fine – afferma il consigliere del gruppo misto, Laura Bismuto –. Dopo tre ore di teatrino con le opposizioni che litigavano per la sfiducia al sindaco, la discussione si arresta sulla votazione di un ordine del giorno che ne propone l’intitolazione ad uno o ad un altro. Cade il numero legale e cade a picco la fiducia che la gente può riporre nelle istituzioni”. Inutile l’intervento in Aula del sindaco di Napoli, che ancora auspica un documento unitario con cui presentarsi al Parlamento e al Governo. Una sorta di mandato bipartisan al primo cittadino per le battaglie soprattutto in materia di dissesto e risorse economiche. Un documento che – dopo la precedente seduta – naufraga per la seconda volta.

“Sono disponibile ad accogliere istanze utili per la città. In questa settimana ho lavorato per ritrovare uno spirito unitario, per affrontare tutte le situazioni drammatiche e le prospettive positive” dice l’ex pm senza più numeri in Aula. “Ormai è evidente che non c’è più una maggioranza politica – dice il consigliere di Napoli in Comune a Sinistra, Mario Coppetoche sostenga il sindaco e le prossime elezioni regionali con alleanze e posizionamenti, peggiorano il quadro. In questo modo non si può andare avanti, perché a pagarne il prezzo più alto sono i cittadini. Il sindaco deve allargare il perimetro della ex maggioranza come fatto con la coalizione messa in campo per le suppletive per il Senato”.

Allora c’erano Italia Viva e il Pd anche. Dem che in Città metropolitana continuano a sostenere il sindaco, mentre in Comune dopo traccheggiamenti e trattative sottobanco ora firmano per sfiduciarlo. “Il Pd crede che questa città meriti un sindaco che abbia una maggioranza. Lavoreremo perché la discontinuità politica vinca su tatticismi e autoconservazioni. Siamo pronti a scrivere una nuova pagina per Napoli dice il segretario metropolitano, Marco Sarracino, sottolineando che a causa di alcune forze politiche la sfiducia non è passata.

“La raccolta firme è fallita miseramente – replica il coordinatore Napoli di Italia Viva, Graziella Pagano -, ma era chiaro da giorni che non ci sarebbero stati i numeri. Mi auguro che sul bilancio si recuperi un afflato di unità fra tutti noi, anche per sostenere al meglio De Luca”. Intanto quello che Cinque Stelle e IV a quanto pare sono riusciti a sostenere al meglio oggi è stato proprio il sindaco. Mentre per la città è tutto irrimediabilmente fermo.