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La zona metropolitana di Napoli è “la peggiore dove nascere” con un gap di ben 8 anni in termini di aspettativa di vita rispetto ai paesi Ue. A descrivere l’allarmante situazione del sud del Paese è il presidente dell’Istituto superiore di sanità (Iss) Walter Ricciardi, durante la trasmissione Presa Diretta andata in onda ieri sera su Raitre. Ricciardi sottolinea come gli italiani vivano in pratica in due “Paesi diversi” con il Settentrione che vede i suoi residenti vivere in media 4 anni in più.   

Oggi nascere nel meridione d’Italia significa nascere nelle parti del continente europeo più derelitte, perché di fatto quelle regioni hanno gli indicatori di aspettativa di vita peggiori d’Europa”, ha affermato Ricciardi. È un divario “originato nel 2001 con il cambiamento del Titolo V della Costituzione che di fatto ha dato alle regioni la quasi esclusiva potestà di organizzare e di gestire”.

Oggi – insiste ancora il presidente Iss – la peggiore zona in cui nascere è l’area metropolitana di Napoli. La Campania è in fondo alla classifica tra tutte le regioni italiane per i Livelli Essenziali di Assistenza (i cosiddetti LEA) stabiliti dal Ministero della Salute, ma è prima nella drammatica graduatoria delle morti evitabili, cioè quelle che si potrebbero evitare con cure appropriate e tempestive. Secondo i dati certificati da Istat, Eurostat e Istituto Superiore di Sanità la nostra regione è ultima anche per la spesa sanitaria pro capite.”

Intanto il 21 gennaio, il Governatore della Campania e Commissario straordinario alla Sanità, Vincenzo De Luca, ha annunciato il nuovo piano ospedaliero (QUI nel dettaglio) con l’assunzione di personale e l’istituzione di più di 1600 posti letto.

Ma i problemi non sarebbero riconducibili solo alla mancanza di personale e carenze strutturali ma tra i fattori cruciali che accrescono tale divario, come ricorda il presidente Ricciardi, anche: “la scarsa prevenzione, a partire dagli screening oncologici; diagnosi più tardive; una minore disponibilità di farmaci innovativi. E poi gli elementi culturali, gli stili di vita, l’obesità, la mancanza di attività fisica ma anche i traffici di rifiuti tossici e lo smaltimento illegale di scarti  industriali per troppi anni tollerato”.

Durante la puntata di Presa Diretta un’altra terribile testimonianza della situazione della sanità campana è arrivata da Raffaele Scafuri; padre di Antonio Scafuri, il giovane barbiere che il 16 agosto del 2017, dopo un incidente in motorino a Torre del Greco, restò per ore in codice rosso, in barella, al Pronto Soccorso dell’Ospedale Loreto Mare, morendo senza un perché a soli 23 anni.

“Nessuno lo ha assistito, perché era il 16 agosto o perché c’era la partita Napoli Nizza?” Il padre di Antonio, ai microfoni di Presa Diretta, esprime tutta la sua rabbia: “Me l’hanno ammazzato tutti, tutto il sistema me l’ha ammazzato. Siamo stati trattati come se noi eravamo niente.”