- Pubblicità -
Tempo di lettura: 2 minuti

Anno 2008, Josep Guardiola viene scelto da Joan Laporta per guidare una delle squadre più blasonate del pianeta, quel Barcellona che gli aveva regalato 263 caps, molte tra queste con tanto di fascia di capitano al braccio. E tanto per farsi subito riconoscere, l’ex centrocampista di Roma e Brescia piazzò subito un triplete al primo anno, con un gioco poi battezzato col nome tiki taka. Nello stesso anno, Maurizio Sarri da Faella, dopo una gavetta più lunga di una fila alle poste centrali il primo del mese, prende il posto di Giovanni Pagliari alla guida del Perugia in terza serie. Mentre Guardiola gestiva un giovane Messi, pianificava il tridente con Eto’o e Henry, spiegava come far girare la palla a Xavi e Iniesta, Sarri provò ad inculcare la cultura del lavoro a Gatti, Campagnacci, Cutolo e Mezavilla, intervallando dettami tattici ad un tiro a pieni polmoni della sua bionda preferita. Diametralmente opposti, camicia e abiti attillati da un lato, tuta e scarpe da ginnastica dall’altro. 

Quasi un decennio passato da quel giorno, tanti i successi per il tecnico blaugrana, pochi e non internazionali per il tecnico originario e tifoso del Napoli. Ma il termometro non è sempre un trofeo alzato al cielo: Guardiola ne ha festeggiati un numero impressionante (liga, supercoppa, europea e spagnola, Champions, mondiale per club), Sarri li ha visti solo in tv, lontano da riflettori del calcio stellare. La strada è stata diversa ma trova oggi un punto di contatto. Si ritrovano in Champions, ed è Guardiola a parlare del Napoli e del gioco che il suo tecnico è riuscito a dare alla squadra. Sarri se li gode, come l’ultimo tiro di una sigaretta post orgasmo, ma non è affatto appagato. E’ stata questa la sua vera vittoria, non considerarsi mai arrivato. Non gli sono bastati i campi polverosi di provincia, non gli sono bastati i complimenti in cadetteria, nemmeno la salvezza in massima serie. Ha accettato la sfida Napoli, la sta vincendo, ora ha idealmente l’ultima sigaretta nel pacchetto e vuole godersela fino in fondo. Pep e Maurizio, il tiki taka, la tuta e una sfida con la colonna sonora più bella, quella con l’inno Champions. Chi l’avrebbe mai detto una decina d’anni fa?