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Napoli – La delicatezza non appartiene a tutti, questo è un dato di fatto. Esistono persone che hanno in mente un’idea del tutto apprezzabile e condivisibile ma, nel passaggio dalla mente alla bocca, la modificano facendo uscire il peggio. 

Ed ecco che vengono fuori pensieri di un banale unico, cadute di stile, allusioni facili ma, soprattutto, qualcosa che non ha niente a che vedere rispetto all’onda emotiva delle ultime 24 ore. Il post di Laura Pausini lascia senza parole, è la rappresentazione del messaggio sociale dal grande impatto che, però, viene macchiato da qualcosa che non c’entra.

In Italia fa più notizia l’addio ad un uomo sicuramente bravissimo a giocare al pallone ma davvero poco apprezzabile per mille cose personali diventate pubbliche, piuttosto che l’addio a tante donne maltrattate, violentate, abusate. Oggi non sono la notizia più importante di questo Paese… nonostante stamattina ne abbia perse altre due. Non so davvero che pensare”.

La lotta contro la violenza sulle donne è tema sensibile e ieri era il giorno dedicato a tutto ciò, ma, sfortuna ha voluto, che fosse lo stesso della morte di Diego Armando Maradona. Un ciclone di sentimenti l’addio del Pibe De Oro, ma in fondo c’era anche da aspettarselo, un pugno nello stomaco la notizia di altre due donne che hanno perso la vita per mano di uomini che si possono solo definire bestie. Insomma, il tutto andava vissuto come una giornata di cattive notizie. Non per Laura Pausini che ha pensato bene di denigrare l’uomo Maradona, paragonando il peso delle notizie. Gli eventi brutti non hanno una valenza maggiore o minore, sono brutti e basta. Ma è triste definire Maradona poco apprezzabile per situazioni umane che hanno ben poco a che vedere con l’esplosione emotiva mondiale di ieri, oggi e chissà quanti giorni ancora.

L’asso argentino non ha avuto una vita regolare, questo lo sanno anche i sassi. Droga, frequentazioni poco raccomandabili, orari assurdi. Ma nessuno può giudicare il personale, quando è il genio nello sport che lascia il vuoto incolmabile. Nessuno ha mai pensato che potesse essere un esempio, ma tutti lo hanno idolatrato come calciatore. Nessuno ieri ha pianto per l’esempio di vita perso ma tutti hanno versato lacrime perchè, proprio come un cantante, ha regalato emozioni, solo che lo ha fatto con un pallone tra i piedi e non con un microfono. Come se questo fosse una colpa. E come se colpa più grande possa essere quella di essere morti in una giornata già occupata da altro (di grandissima importanza, ovviamente).

Ma probabilmente la cantante emiliana è caduta in quella che è la considerazione più facile del mondo. Un uomo che fa male a se stesso, per una legge non scritta, non può ricevere onore per il bene che ha dato agli altri attraverso l’unica cosa che gli è riuscita divinamente. E, inoltre, dimentica che la lotta alla violenza contro le donne non è rivendicabile solo il 25 novembre ma è tutti i giorni e va evitata in ogni singolo istante. Femminicidi, purtroppo, ce ne sono stati in ogni mese dell’anno, in quei giorni, però, la Pausini non ha cinguettato nulla o fatto frullare le dita sui social come in questa circostanza per esprimere il concetto più banale e populista possibile.

Piangere per Maradona non significa far male alle donne. Si può piangere la morte di un genio paragonato ai Caravaggio ed Einstein e allo stesso tempo si può continuare una battaglia sacrosanta e giustissima. Nel mondo di Laura Pausini, una cosa esclude l’altra, e forse questa è l’offesa più grande alle persone: in quel messaggio gli è stato detto che sono incapaci di vivere una forte emozione e continuare a difendere l’essere più bello sulla faccia della terra.