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di Ornella d’Anna

Napoli – A ogni allerta meteo le scuole in Campania rischiano di rimanere chiuse. Colpa dei temporali, raccontano le amministrazioni. Colpa della mancata gestione dei fondi utili alla manutenzione, sostengono sindacati, associazioni e operatori del settore che a scuola lavorano tutti i giorni.

La situazione napoletana è fatta di solai che cedono sotto i colpi del vento, di alberi che perdono rami e si piegano, di palestre che si allagano diventando inagibili anche per l’intero anno di studio. Un collasso, una debacle senza precedenti, a cui i genitori non intendono sottostare più. È per questo che, forte della condivisione sui social, il gruppo “Osservatorio sulla scuola” ha creato il coordinamento “Scuole in Allerta” attraverso cui ha stilato un documento che sarà fatto pervenire come lettera al Comune e, per conoscenza, a USR, Assessorato regionale, Miur e Prefettura. 

L’atto, dall’emblematico titolo “L’istruzione è obbligatoria, non ci piove”, contiene le perplessità delle famiglie verso un sistema di prevenzione dei pericoli che, di fatto, è ormai diventato secondo loro soprattutto un modo per mettersi al riparo da eventuali problemi. “Le misure precauzionali sono utili in caso di emergenza” – si legge -. “A oggi per la situazione napoletana non si può più parlare di emergenza. Non solo per quanto riguarda le strade e più in generale il territorio, le condizioni delle strutture scolastiche sono note, sono un dato di fatto. Già nell’anno 2018/2019 più volte le scuole sono state chiuse per evitare incidenti. In che modo si è intervenuti perché fossero messe in sicurezza?”.

Domande che, nei giorni scorsi, sono state rivolte anche ai dirigenti scolastici degli edifici a rischio. La risposta è che non ci sono fondi da destinare alla mano d’opera: i pochi euro che le scuole hanno a disposizione devono servire per gli interventi minori o, comunque, più urgenti, come l’eventuale riparazione di finestre rotte o il cambio delle luci nelle aule. “In che modo (il Comune) può garantire che le strutture scolastiche non siano abbandonate a un degrado progressivo fino al punto in cui saranno inagibili in condizioni di bel tempo?”, prosegue la nota.

Il gruppo non intende nemmeno considerare la chiusura dei complessi come un mezzo per sensibilizzare i più giovani ai cambiamenti climatici: con tali decisioni “si educa a un fatalismo cronico, dove si gioisce per una festa improvvisa ma poco si ragiona delle conseguenze a medio e lungo termine, per i ragazzi, nella formazione”.