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Figurano anche i nomi di Vincenzo e Marco Di Lauro, figli del boss Paolo Di Lauro, il primo libero, il secondo detenuto al 41bis, soprannominati, rispettivamente “F2” e “F4” tra i 16 destinatari delle misure cautelari notificate dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Napoli attinenti a ben otto omicidi commessi nell’ambito della cosiddetta seconda faida di Scampia.
Quattordici dei 16 indagati sono già detenuti: si tratta di affiliati ai clan camorristici denominati Di Lauro, AmatoPagano e Vinella Grassi dei quartieri partenopei di Secondigliano e Scampia, coinvolti a vario titolo (mandati ed esecutori materiali) degli omicidi di Giuseppe Pica, affiliato al clan Di Lauro, ucciso il 14.3.2007; Francesco Cardillo, affiliato al clan Di Lauro, ucciso il 14.3.2007; Lucio De Lucia, affiliato al clan Di Lauro, ucciso il 21.3.2007; Patrizio De Vitale, ucciso il 31.5.2007 subito dopo essere passato nelle fila degli scissionisti degli AmatoPagano; Luigi Giannino, affiliato al clan della Vinella Grassi, ucciso il 13.6.2007; Salvatore Ferrara, affiliato al clan Di Lauro, ucciso il 25.9.2007; Luigi Magnetti, affiliato al clan della Vinella Grassi, ucciso il 25.9.2007; Carmine Fusco, affiliato al clan Di Lauro, ucciso il 9.2.2008.
Vincenzo Di Lauro è stato arrestato dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Napoli nella sua abitazione di piazza Zanardelli, residenza storica del clan. Ancora una volta a notificargli la misura cautelare, come le altre due precedenti volte, è stato il capitano dei carabinieri Salvatore De Falco. L’arresto di Vincenzo è, a tutti gli effetti, un colpo ferale all’organizzazione malavitosa fondata dal padre, Paolo, soprannominato “Ciruzzo o’ milionario“.
Vincenzo Di Lauro, che sui libri paga del clan veniva indentificato con la sigla “F2“, in quanto secondo figlio di Paolo e Luisa D’Avanzo, è stato arrestato complessivamente tre volte, durante la sua carriera criminale, ma aveva scontato la sua condanna e dal 2015 era un uomo libero. Secondo gli inquirenti è il figlio più operativo di Paolo Di Lauro, quello con la più grande capacità delinquenziale. Non rimase coinvolto nella prima faida di Scampia perché detenuto. Viene scarcerato nel 2006 e subito dopo si rende irreperibile. Viene arrestato il 27 marzo 2007 per associazione a delinquere di stampo camorristico e infine scarcerato nel gennaio 2015 per fine pena.
Dei sedici destinatari delle misure cautelari emesse dal gip di Napoli su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia partenopea (sostituto procuratore Lucio Giugliano) gli unici liberi erano proprio Vincenzo Di Lauro e Salvatore Frate, quest’ultimo ritenuto legato al gruppo camorristico della Vinella Grassi, i cosiddetti “girati“.
Tra i destinatari delle misure cautelari figurano anche i boss Cesare e Carmine Pagano, Raffaele Amato, oltre a Marco Di Lauro, nome in codice “F4” (quarto figlio di Paolo di Lauro), fratello di Vincenzo, detenuto al 41bis dopo l’eclatante arresto del 2 marzo 2019 a Napoli, dopo oltre 15 anni di latitanza (se ne erano perse le tracce dal 7 dicembre 2004).