- Pubblicità -
Tempo di lettura: 3 minuti

Schemi, indicazioni tattiche e impostazione di gioco. I segreti del Napoli di Maradona, in particolare della formazione che vinse la Coppa Uefa nel 1989, raccontati dal suo allenatore Ottavio Bianchi attraverso le miniature del leggendario Subbuteo. L’ex tecnico della formazione partenopea in un’intervista di Pier Luigi Pisa, giornalista de La Repubblica, ripercorre, tra ricordi di gol e aneddoti su Maradona, l’epica cavalcata che portò il Napoli alla conquista della Coppa Uefa trent’anni fa. “Non era difficile gestire Maradona – spiega Bianchi – ma era più difficile gestire chi si credeva Maradona. Non è vero che non si allenava, era un ragazzo che quando vedeva la palla si entusiasmava. Non ho mai visto Diego urlare contro i compagni per un passaggio errato, mentre ho sentito tantissimi mediocri urlare contro i propri giocatori perchè avevano sbagliato una giocata”.

L’ex allenatore azzurro ripercorre la cavalcata di trent’anni fa in Coppa Uefa. Nella prima sfida contro il Paok si giocò in una atmosfera caldissima. Uno stadio con 50mila persone e i ricorsi di quell’atmosfera: “Ricordo che abbiamo fatto gol su uno schema preparato perchè loro facevano un fuorigioco troppo eccessivo e per chi fa questo fuorigioco la contromisura è facile avendo giocatori come Diego che te la mettono in un fazzoletto”.

Il Napoli alla fine liquida il Paok e poi si libera nell’ordina del Lipsia ai sedicesimi e del Bordeaux agli ottavi perchè nei quarti il Napoli affronta la Juventus e la prima sfida a Torino finisce 2-0 per i bianconeri mentre il ritorno al San Paolo Maradona e compagni compiono una rimonta storica e vincono 3-0: “Contro la Juve al Comunale di Torino avevamo giocatori in maniera un po troppo timida, ma quella era una grande squadra, poi la voglia di recuperare c’è stata”. 

In semifinale il Napoli affronta il Bayern Monaco, l’andata si gioca in Germania e gli azzurri vincono 2-0 ma più del risultato resta scolpita nella memoria una scena del prepartita. Maradona palleggia danzando e incanta lo stadio: “Diego lo faceva sempre nel riscaldamento, era un modo per esaltarsi. Una volta Maradona mi sfidò a palleggiare con il limone a San Siro, io feci un sacco di palleggi e alla fine lo sfidai e gli dissi “non sei nessuno, Diego voleva una rivincita ma io non gliel’ho mai concessa”. 

In finale il Napoli affronta lo Stoccarda, l’andata è al San Paolo e gli ospiti passano in vantaggio poi la “mano de Dios” di Maradona colpisce ancora perchè il rigore del pareggio è figlio di uno stop molto dubbio del fuoriclasse argentino. Alla fine la gara finisce 2-2 mentre in Germania il 17 maggio 1989  finisce 3-3. I ricordi di quella gara e i giorni che l’hanno preceduta: “Ci fu la grana Careca. Antonio per tutta la settimana ebbe una febbre altissima, alla fine i medici riescono a metterlo in campo e lui gioca una partita magnifica”. 

Il Video dell’intervista