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Napoli – È giunta poco fa la notizia del rinvio di cinque gare su dieci del 26esimo turno del campionato di Serie A. Tra queste, soprattutto Juventus-Inter, che era stata proposta ormai da giorni a porte chiuse.

La gara si sarebbe dovuta disputare domani sera, ma in mattinata è arrivato l’improvviso dietro-front: troppi gli interessi economici in ballo (il match sarebbe stato visto in più di 170 Paesi collegati), tanto da portare alla drastica decisione.

Il derby d’Italia, così come le altre quattro gare (Udinese-Fiorentina, Milan-GenoaParma-SPALSassuolo-Brescia), sarà recuperato il 13 maggio prossimo. Una scelta folla, se si considera che la finale di Coppa Italia è stata spostata di conseguenza al 20 maggio (e potrebbe essere ancora slittata in caso di approdo in finale dell’Inter, che giocherà il 21 maggio contro la Sampdoria). 

A fare notizia però è soprattutto il doppiopesismo imposto dai vertici del calcio italiano: se Juventus-Inter non si gioca per l’emergenza coronavirus in Piemonte, perché permettere al Torino, squadra piemontese, di scendere regolarmente in campo a Napoli? Non si rischiano di peggiorare le cose sotto l’aspetto igienico-sanitario?