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Da quando è iniziata questa maledetta pandemia, abbiamo visto e ascoltato centinaia di esponenti delle istituzioni, di tutto il mondo, comunicare alla popolazione la propria positività al coronavirus: da Donald Trump a Silvio Berlusconi, da Jair Bolsonaro a Boris Johnson, passando per presidenti di Regione, sindaci, consiglieri regionali. Mettiamo subito in chiaro una cosa: nessuno è obbligato per legge a rendere pubblico il risultato del tampone, si tratta di dati riservati, come è giusto che sia.

Però, c’è un però. Mettiamo per pura ipotesi che un sindaco di un comune molto popoloso, risulti positivo al tampone, ma non lo dica; mettiamo che sia positivo anche un suo assessore. Come faranno tutti quelli che hanno avuto contatti con lui, cittadini, consiglieri comunali, associazioni, studenti, a mettersi in isolamento fiduciario?

Non si sa. Chi ricopre ruoli pubblici, anche se non obbligato dalla legge, ha il dovere morale e civile di comunicare la sua eventuale positività al coronavirus, senza temere di offuscare la propria immagine, oppure fa bene a tenere per sé questa informazione? La risposta alla coscienza di ciascuno.