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Un’accesa discussione in commissione, tra due consiglieri municipali della stessa maggioranza. Lei accusa: “Mi ha rivolto parolacce e gesti osceni, c’erano i testimoni”. Lui nega tutto: “Nessuna offesa”. Siamo alla municipalità Soccavo Pianura, in IV commissione. Lei è Giovanna Lo Giudice del Pd. Lui Elio Izzi iscritto al gruppo misto. Entrambi hanno lunga esperienza alle spalle, tutta a sinistra. “Stamattina – racconta Lo Giudice – io sono arrivata in commissione e stavamo spiegando perché la settimana scorsa Izzi che è vicepresidente, non aveva aperto la commissione venerdì perché pare che non ci fosse numero legale. A un certo punto io ho detto al presidente Gelormini guarda, questo vicepresidente si sta lamentando che non vuole fare più vicepresidente, allora fa una cosa, fammi la delega”. Stando a Lo Giudice, a quel punto, Izzi l’avrebbe insulta “con gesti e parole”. In sostanza le avrebbe detto “te lo metto…”, e avrebbe fatto “il gesto pure con la mano, ripetutamente”. Al punto che, per la foga della reazione, sarebbe “stato allontanato dal presidente”. Ma Lo Giudice punta il dito: “Gli altri commissari praticamente stavano in silenzio”.

La consigliera spiega di essere “uscita in lacrime dalla commissione”. L’esponente del Pd non ne fa solo una questione personale. “Sono un consigliere municipale – afferma -, ho scelto con convinzione questo ruolo. L’ho scelto per confrontarmi, per costruire, per dare voce non certo per essere bersaglio di violenza verbale, né per incassare l’umiliazione come se fosse parte del mestiere”. La consigliera aggiunge: “In passato, ho taciuto. Ho lasciato scivolare offese che nessuno dovrebbe tollerare dalla mia stessa maggioranza”. Si sarebbe cioè sentita dire che “Dio mi ha castigata, che non ho figli perché sono una bastarda. Mi è stato detto che sono una donna a metà, perché non essendo sposata, non ho completato il mio ciclo di vita”. E lei? “Ho stretto i denti, ho pensato: “A cosa si è ridotta la politica?”Noi che portiamo in alto la badiera della libertà nascondendo in casa nostra quello che succede , almeno qui, nei nostri contesti”. Oggi, tuttavia, confessa che “quel silenzio mi pesa”. Come le pesa “vedere la sinistra, quella stessa parte politica che dovrebbe rappresentare la libertà, la dignità, il rispetto, voltarsi dall’altra parte mentre, all’interno delle municipalità, le donne vengono ridotte a bersagli di frustrazione, o peggio, di ideologie primitive”. Adesso Lo Giudice vuol parlare “per riaffermare il senso del mio ruolo, per denunciare un clima che non ha nulla di democratico, per chiamare a responsabilità chi dovrebbe essere esempio”. Perché, sottolinea, “dietro quella porta che oggi ho chiuso alle mie spalle, c’è una politica che ha bisogno di essere rifondata. E io, donna, consigliera, cittadina, non ho intenzione di tacere stavolta”.

Dal canto suo Izzi però smentisce la riscostruzione di Lo Giudice, ed esclude di aver pronunciato offese. “È una bugia che dice la consigliera – dichiara -.Come si permette questa consigliera di dire delle cose? Ha delle prove? Allora, forse pure io sono stata attaccato da lei”. Izzi sostiene: “È una fesseria, sta inventando alcune cose. Ci vogliono i fatti e ci vogliono i testimoni”. E quindi invita a sollecitare “i consiglieri, se vogliono testimoniare quel che lei ha detto. Ma non è così, perché non è stato detto nulla”.