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Un po’ di storia: era il 1996, e il banco di Napoli versava in pessime acque. Fu così deciso di costituire la Sga, la Società Gestione Attivi s.p.a, per il recupero e la gestione dei crediti. Ad oggi, con alle spalle la morte del banco di Napoli, la Sga ha recuperato circa il 95% del valore dei crediti inizialmente trasferiti, accumulando circa seicento di milioni di liquidità. Memore di questi grandi risultati, lo Stato ha affidato proprio alla Sga napoletana, nel frattempo acquistata dal Tesoro, anche il recupero crediti degli istituti bancari falliti del Veneto.

I crediti deteriorati, secondo le ultime stime, valgono in tutto attorno ai 17,6 miliardi, e Bankitalia ne calcola un recupero possibile per 9,9. Aggiunti agli 1,7 miliardi di equity e partecipazioni, un risultato del genere porterebbe in tutto 11,6 miliardi: un miliardo in più dei 10,6 di impegni. Il tutto dovrebbe accadere entro i prossimi cinque o sei anni.

La soluzione adottata è stata «tormentata» e «molto laboriosa» ha spiegato Fabio Panetta, vicedirettore generale di palazzo Koch. Ma in questo modo, ha aggiunto, «si è evitato uno shock al sistema finanziario e all’economia reale». E i mercati, ha detto ancora Panetta che ha parlato di operazione dai costi «molto contenuti o addirittura nulli per lo Stato», stanno dimostrando in queste ore apprezzamento «sia con le quotazioni dei titoli bancari sia con lo spread».