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NAPOLI – Un mese dopo la dichiarazione di appartenenza al centrodestra di Catello Maresca (30 giugno, intervista a Il Giornale), un’altra intervista del candidato sindaco, quella al Mattino di oggi, non fa altro che scoperchiare un pentolone in cui chi corre accanto all’ex pm della Dda trova poco di buono.

Quando, ad esempio, questa mattina, molti dirigenti di Forza Italia hanno letto la risposta secondo la quale sarebbe pronto a votare per Antonio Bassolino in un ipotetico ballottaggio con Manfredi dopo che le ultime settimane gli sono state fatte spendere a ricordare come un mantra “i danni della sinistra dopo 30-35 anni di governo”, a molti sono cadute le braccia e a qualcuno, a due mesi dall’apertura delle urne, è scappato un “amen: meglio partire per le vacanze. Ormai, è andata come è andata”.

Vale a dire male, soprattutto per Forza Italia.

L’intervista a Maresca di Valerio Esca, per molti, ha svelato finanche una rassegnazione di fondo per quella che si preannuncia come l’ennesima resa dei conti in casa dei berlusconiani partenopei.

Nulla gira per il verso giusto. A parte ciò che dice l’ex pm ai giornali: i sondaggi riservati, a un mese dall’addio al “civismo puro”, non smuovono nè il candidato sindaco nè la coalizione da una posizione che, ad oggi, fa sognare a Manfredi e alla sua maxisquadra la presa di Palazzo San Giacomo al primo turno.

Le nomine interne al partito ufficializzate da Mimmo De Siano la scorsa settimana sono, per usare un eufemismo, mal digerite non solo dai firmatari del documento dei malpancisti Annarita Patriarca, Gennaro Salvatore, Antonio Fasolino, Massimo Grimaldi e Peppe Maisto, ma sono già temute come la scusa per un sostanziale disimpegno nella campagna elettorale.

L’iniziativa di Massimo Pelliccia, sindaco di Casalnuovo, di conferire ad Antonio Tajani le chiavi della città, per ora, scatena più che altro contestazioni su Facebook di militanti e non.

La lista dei candidati ogni giorno di più somiglia a una via crucis. Dopo il caso Giuseppe Tortora che si era autoproclamato capolista ma che si è visto costretto a rinunciare finanche alla candidatura, l’ultima vuole che Mara Carfagna non abbia dato il via libera per la ricandidatura del consigliere comunale uscente Armando Coppola subentrato proprio all’attuale ministra meno di un anno fa, al momento delle sue dimissioni.

Un veto che la dice lunga sul clima che si respira all’interno del partito. Quella della Carfagna, infatti, molti la spiegano null’altro che come una contromossa per coloro i quali già la accusano di aver imposto da oltre un anno Maresca al centrodestra napoletano. Prima tentando di farlo candidare alle regionali 2020. E ora imponendolo per la corsa a Palazzo San Giacomo. Corsa che, per ora, rischia di far andare solo a sbattere.