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Napoli – Alla vigilia Kalidou Koulibaly ha presentato la sfida di Europa League contro il Legia Varsavia in una conferenza stampa congiunta con l’allenatore Luciano Spalletti dal centro sportivo di Castel Volturno. Queste le parole del difensore senegalese: “Per la partita di domani dobbiamo essere pazienti perché il Legia si chiude dietro e riparte molto bene, l’abbiamo visto contro il Leicester, quando hanno avuto 3-4 occasioni di segnare. Se il Legia è al primo posto del girone è perché lo merita, non per fortuna. Svolgono bene il proprio piano di gioco. Domani verranno con le stesse intenzioni, aspettarci dietro e ripartire, noi dovremo essere bravi a segnare il prima possibile. Ma se non arriva il gol bisognerà essere pazienti perché potremo vincerla anche con la solidità dietro. Quella di domani è una partita da vincere assolutamente”.

Qual è la differenza tra i numeri difensivi in campionato e in Europa League? “Non lo so, questo dobbiamo ancora capirlo. Abbiamo subito tanti gol in Europa League e questo mi dà fastidio perché sappiamo di avere calciatori di livello dietro. Non è una cosa della difesa, ma di squadra e di testa. Con i fenomeni che abbiamo davanti possiamo far gol sempre. La solidità che abbiamo in campionato dobbiamo ritrovarla anche in Europa League. Questo è uno degli obiettivi primari. Io non mi faccio tanti problemi perché so che abbiamo i calciatori giusti per fare bene e ritroveremo questa solidità presto, spero già a partire da domani”.

Ti lusinga il fatto che Spalletti ti consideri un comandante? Che clima c’è nello spogliatoio? “Mi fa piacere, ma sappiamo che tutti qui sono importanti. Bisogna dare il 100% per il Napoli. Il mister mi chiede un po’ di più e motivare la squadra, io devo farlo perché sono da tanti anni qui. Il mister mi ha detto che la squadra ha bisogno di questo e io devo darglielo per vincere le partite. Nello spogliatoio in questo momento si vive bene, quando vinciamo è più facile. Bisogna gestire ogni calciatore in egual modo e lo stiamo facendo bene, quando facciamo il torello in allenamento siamo tutti lì a ridere. Dobbiamo continuare così. Ma la cosa più importante è il match di domani, le risate poi ci saranno dopo la partita, quando avremo vinto”.

Avete voglia di rivalsa dopo la delusione dello scorso anno? “Questo gruppo è uno dei gruppi più forti in cui ho giocato. Lo scorso anno ci sono stati tanti infortuni e ci sono mancate un po’ di cose. Quest’anno Spalletti è venuto e ci ha detto di essere un gruppo di campioni, ma dobbiamo dimostrarlo sul campo altrimenti non serve a niente. Noi pensiamo solo a vincere le partite. Avevo ragione quando dicevo che questo uno è dei migliori gruppi in cui ho giocato, senza mancar di rispetto agli altri con cui ho giocato. Con quest’inizio di stagione tutti vorranno vincere contro di noi. Bisogna tenere i piedi per terra e correggere ciò che non va. Lo stiamo facendo e vogliamo andare sempre più in alto”.

Spalletti ti chiama ‘Comandante’, i tifosi ti chiamano K2, KK, ora anche K3. Ti piacciono questi nomignoli? “Sì, mi piacciono i miei nomignoli. L’importante è vincere”.

Qual è la differenza tra gare italiane e gare europee, tra attaccanti di Serie A e attaccanti d’Europa League? “La differenza tra Serie A ed Europa è il tipo di calcio. Quando giochiamo in Inghilterra l’intensità è più alta, non gestiscono tanto la partita e corrono. Con lo Spartak abbiamo visto un grande Napoli, peccato essere andati sotto di un uomo, poi siamo crollati. Quello ci ha insegnato che tipo di calcio fare. Domani sarà una gara differente, contro una squadra chiusa. Dobbiamo adeguarci sempre al calcio che propone la squadra avversaria ed esprimere il nostro. Per noi la cosa più importante è vincere e sappiamo che giocando il nostro calcio, al nostro livello, possiamo battere chiunque”.

La scuola italiana ti ha aiutato a migliorare e raggiungere gli straordinari livelli attuali? “Sono molto fortunato. Ho imparato l’italiano a scuola, non sapendo che sarei venuto qui a giocare. Da quando sono arrivato tutti i mister che ho avuto mi hanno insegnato qualcosa, da Benitez a Spalletti. Sono molto fortunato ad esser venuto qui, per i difensori l’Italia è la scuola migliore dal punto di vista tattico. Mi ha reso migliore, ma non dimentico anche quanto fatto prima in Belgio, Francia e Senegal. Sono fiero di quello che sono oggi e lo devo a tutte le esperienze fatte”.

Quant’è importante in ottica Europa League arrivare primi nel girone e andare direttamente agli ottavi? “Per noi l’importante è qualificarci, sarebbe un peccato non andare avanti. Faremo di tutto per essere primi, ma non bisogna pensare così lontano. Ci saranno tante partite prima, sia in campionato che in Europe League. La qualificazione sarà giocata al massimo fino all’ultima partita, ora pensiamo a vincere tutte le gare fino alla sosta”.

Hai superato l’amarezza di Firenze per quell’episodio di razzismo nei tuoi confronti? “Sì, l’ho superata perché ho tanti compagni e lo staff che mi sono sempre stati dietro. Ho ricevuto tanti messaggi di personaggi pubblici in Italia che mi hanno fatto molto piacere. Mi dispiace cos’è successo a quel ragazzo, io non ci ho dormito per due notti, pensavo di aver sbagliato. Mi dispiace molto. Tante persone mi hanno chiamato anche da Firenze, chiedendomi di invitare questo ragazzo. Per me non ci sarebbero problemi, sarebbe un bel modo per capire cosa sia successo nella sua testa. E’ una lotta a cui tengo tanto quella contro il razzismo e dobbiamo continuare a lottare”.

Dopo il difensore la parola passa al tecnico toscano che domani cerca la prima vittoria in Europa League: “Questa gara è decisiva. Sono convinto che se non riusciremo a vincerla diventerà difficilissimo rimanere in questa competizione. Porteremo in questa gara tutte le attenzioni e le motivazioni possibili. Può esserci anche un rafforzamento a quella mentalità di squadra tosta che dà continuità ai risultati. La cosa più importante è che abbiamo una rosa che ce lo consente, un numero di calciatori che sono di livello alto quasi tutti, di livello top per rimanere in questa competizione”.

Ci sarà turnover? “Parlare di turnover è offensivo per questi calciatori qui, io non parlo di turnover ma di passare il turno, che è diverso. Noi abbiamo una rosa che ce lo permette. Io scelgo dei titolari che sono adatti per giocare questa partita qui. E’ un modo di dire? E va cambiato! Se non è corretto e va intaccare il livello di professionalità dei calciatori di cui parliamo va modificato. Mertens gioca perché si fa turnover? No, Mertens gioca perché è un altro titolare. Con Demme si fa turnover? No”.

Vista la squalifica di Mario Rui, toccherà a Juan Jesus da terzino sinistro? “Juan Jesus può fare il terzino sinistro, seppur con altre caratteristiche. E’ veloce, sufficientemente resistente per fare anche delle scorribande in fascia. Io mi prendo sempre tutto il tempo per fare la formazione, ma può essere che ci sia Juan Jesus in quella posizione. Si fanno delle valutazioni complessive insieme a tutto lo staff. Visto che ci sono tante partite ravvicinate, si tira dentro al dialogo anche il dottor Canonico e il dottor De Luca, persone che hanno qualità per darci una mano da un punto di vista medico e scientifico, per valutare le fatiche da fare e altre cose. Si mette così giù una squadra per vincere la partita, visto che noi vogliamo vincere la partita”.

Questo Napoli può diventare la tua squadra più forte? “Non lo so perché le valutazioni vanno fatte in fondo e di insidie e trappole ce ne sono tante. Bisogna rifare questa domanda in fondo. Gli ingredienti affinché diventi un Napoli fortissimo ci sono tutti. Io sono stato fortunato perché ho avuto a che fare con grandissime squadre durante la mia carriera da allenatore. Questa qualità che c’è stata nel gol contro il Torino, sulla trequarti, nello stretto, dà tantissimi sbocchi per riuscire a vincere le partite e fare un calcio offensivo. Noi abbiamo sia il gioco nello stretto sia Osimhen nel lungo, quindi possiamo assorbire qualsiasi composizione tattica degli avversari senza dover scomporre le nostre qualità e questo è un vantaggio enorme. Io sono fiducioso perché vedo anche quello che fanno in allenamento. Voi vedete solo ciò che fanno in partita, per cui la vostra proposta di entusiasmo a me arriva raddoppiata perché li vedo anche in allenamento”.

Quant’è importante il ritorno di Mertens? “E’ importante perché ci permette di avere più formazioni titolari. E’ importante perché si ha bisogno di certezze, di leader per ambire a fare grandi risultati. Lui lo è, è uno di quelli a cui piace prendersi responsabilità. Eravamo lì ad aspettarlo e averlo recuperato ci fa piacere, così come aver recuperato Demme e Lobotka. Avere a disposizione molti elementi della rosa ci permette di sopperire ad esempio al problemino che ha Zielinski, che non sarà della partita. Sono queste le cose che possono fare la differenza nella lunghezza del campionato. Dall’inizio o durante, Mertens sarà della partita, si vedrà in campo”.

Che tipo di partita vedranno i giovani che verranno allo stadio sfruttando la promozione del club? “Non diciamo le cose tanto per dire, non vogliamo ingannare nessuno ed essere trasparenti, chiari. Noi vogliamo essere così. Noi andiamo in ritiro e spendiamo soldi per farlo: lo si fa per far stare lontani i calciatori dalle famiglie? No. Quando abbiamo proposto il ritiro, Insigne e Koulibaly hanno accettato subito perché ci si organizza meglio in ritiro. Una delle insidie è che qualcuno cominci ad allenarsi meno bene. Se un calciatore non gioca per dieci mesi c’è quello che ha la reazione corretta e quello che tende ad abbassare i suoi livelli per reagire a questa situazione. Delle competizioni in una rosa così di livello, come quella di tutte le squadre che puntano alla Champions League nel nostro campionato, ci stanno. I tifosi si divertiranno, almeno dal punto di vista del nostro impegno. Noi volevamo farli divertire anche con lo Spartak, ma non è stato così. L’impegno però lo assicuro io, così come i calciatori”.

Quella di domani sarebbe la sedicesima partita di Osimhen in due mesi: pensa di farlo riposare? “Ci sono calciatori che hanno delle qualità che vanno oltre, dei muscoli che sono differenti. Soprattutto i calciatori di colore hanno questa potenzialità, riescono a rigenerarsi in poco tempo e rifare numeri quando meno te l’aspetti. Lui è uno di questi. Lo stesso discorso si può fare per Koulibaly. Avendo una rosa così però si può fare un po’ d’attenzione perché poi ci sono anche altri tipi di problematiche. Probabilmente domani può essere della partita Osimhen, ma vista la qualità che abbiamo davanti non lo farò partire dall’inizio”. Mertens o Petagna per sostituirlo? “Prima si è parlato di qualità nello stretto, Koulibaly diceva che loro verranno a fare una partita difensiva, essendo bravi a chiudersi e ripartire e avendo questa situazione in vetta al girone. Sia per un motivo che per un altro abbiamo le caratteristiche sia con Petagna che con Mertens per creare pericoli agli avversari: uno per le qualità nello stretto, l’altro perché è capace di trasformare anche una palla randellata in un pallone giocabile”.

La pressione è benzina psicologica o un qualcosa da dribblare? “Se vuoi ambire ad avere una classifica importante sono cose da gestire. Noi dobbiamo sapere che le squadre che andiamo a incontrare, oltre a quelle che mettono di solito, sono motivate dalla nostra classifica. Noi dobbiamo essere così consapevoli e umili da lavorare ancora più in profondità rispetto a quelli che sono gli aspetti che prepariamo in settimana. Viene involontario crederci più bravi quando fai bene, invece bisogna gestire e ragionare al contrario”.

Con lei non ci sono più problemi interni? “Il segreto è sempre l’intelligenza dei giocatori. Abbiamo a che fare con ragazzi intelligenti e professionisti seri, che conoscono i loro obblighi. Devono esibire professionalità, impegno e stare in un contesto di gruppo. Non possono essere i risultati individuali quelli importanti, per cui tutti devono saper coesistere e collaborare perché attraverso l’intelligenza del contatto si riescono a fare più risultati. Non può esserci un Napoli vincente senza i risultati di squadra. Ho trovato un gruppo predisposto, non ci sono difficoltà. L’anno scorso la non qualificazione alla Champions League ha creato problemi a tutti, c’è stato poco mercato per tutti i calciatori perché non fu raggiunto il risultato di squadra”.

Sostituzione di Lozano: “Si esagera un po’. Fino a quel momento lì avevamo bisogno di determinate qualità per portare a casa il risultato e lui è stato protagonista nei minuti che ha giocato. Poi la situazione cambia, ci sono cinque sostituzioni e loro hanno cominciato a scodellare palloni in area che prima non arrivavano. Lui ha giocato mezzora, era un po’ dispiaciuto ed è comprensibile. Ma è bastato venire al campo per vedere come ha reagito, come stava nel gruppo, come ha condiviso la vittoria con tutti. E’ tutto a posto”.

l problemino che ha Zielinski lo mette in dubbio anche per Roma? “No, resta fuori per precauzione per non averlo a rischio per Roma, a Roma ci sarà”.

Cosa si è detto con Lozano? Cosa fa quando succede una cosa del genere? “Se uno ha ben chiaro quello che deve essere l’obiettivo diventa tutto più facile. Si sta al Napoli per vincere le partite. E se si riesce a vincere le partite abbiamo chiuso il cerchio, facendo il massimo. Ci sono anche calciatori che non giocano da più partite, poi ci sono i ruoli, le competenze. Nelle cinque sostituzioni può succedere di essere sostituiti pur subentrando, si può rimetter mano anche su quanto fatto prima. Poi è chiaro che vado a spiegarglielo come mai l’ho fatto. C’era bisogno di un calciatore con caratteristiche differenti dalle sue. Serviva un po’ di fisicità e far passare quei 5 minuti che erano pericolosi. Dovevamo mantenere il risultato, non pensare a imbastire un contropiede o fare cose di qualità. Gliel’ho spiegato e lui ha fatto vedere negli allenamenti il campione che è, andando ad impegnarsi, stando nel gruppo e divertendosi. Se si riescono a fare allenamenti che a loro piacciono da un punto di vista di comportamenti si acchiappa entrambe le cose: la qualità dell’allenamento e l’entusiasmo del calciatore nel svilupparla”.

A Roma pensano già al Napoli, qui invece al Legia. E’ positivo mentalmente? “Avere delle idee chiare sicuramente aiuta. Io da domenica a oggi volevo mettere altre cose e non ce l’ho fatta perché c’è questa partita qui, che per noi è un passaggio fondamentale per il nostro futuro. I calciatori lo sanno e chi pensa ad altro non venga neanche nello spogliatoio”.

Insigne è sereno? “Il capitano è serenissimo. E’ un leader e può capitare anche a lui di sbagliare un rigore, ma il comportamento deve favorire il Napoli a fare il Napoli senza contraccolpi e lui lo sa bene. L’ha già dimostrato. Cosa volete che dimostri ancora Lorenzo? Ha dato già tante dimostrazioni sul livello di qualità e intelligenza. Sa che c’è da reagire in determinati momenti e stare sul pezzo. Ha sbagliato tre rigori, ma può succedere. Cambiare rigorista non ci darebbe nessuna certezza di fare gol e probabilmente si metterebbero a rischio certezze di cui adesso non possiamo fare a meno. Il ragionamento dal mio punto di vista è chiaro. Ci sono dei momenti dentro la partita particolarmente emotivi per un calciatore, tipo quell’episodio del rigore sbagliato. Vedremo come sta nel momento dell’episodio, ne parlerà con i compagni di squadra. Ho visto calciatori fatti entrare gli ultimi 2′ per calciare un rigore e poi sbagliarlo. Ci vuole una certa onestà nei confronti della qualità dei compagni di squadra e mettersi a posto anche da soli, senza aver bisogno dell’allenatore. Lo stato emotivo l’allenatore può percepirlo diversamente dal calciatore”.

Un tempo lo stadio ribolliva di passione, ora pare che questa cosa a Napoli si sia persa un po’. Cosa ne pensa? “Quest’entusiasmo che ho trovato da avversario quando sono venuto qui stia ripartendo. Nelle ultime partite, vivendo lo stadio, l’ho trovato così. Se lei fosse un calciatore o l’allenatore del Napoli questa percezione la subirebbe anche senza lo stadio pieno. Quest’amore, quest’affetto dei tifosi del Napoli nei confronti della squadra siamo costretti ad assorbirlo ugualmente. Quella scarica, come i boati nell’ultima partita, sono un’ulteriore spinta in più. Molti di questi ragazzi del Napoli sono fatti bene. Kalidou ricorderà sempre Napoli, ovunque andrà a lavorare. Mertens è all’ottavo anno e vale lo stesso”.