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I calciatori del Napoli verso il taglio degli stipendi. Sarebbe questa l’ipotesi allo studio per intervenire sui guadagni dei giocatori in modo da riequilibrare in parte le perdite dei club professionistici provocate dall’emergenza coronavirus. “È un’ipotesi percorribile dal punto di vista legale. Fin dal primo giorno in cui le attività sono state completamente interrotte. In punta di diritto si può invocare l’impossibilità sopravvenuta di offrire la prestazione lavorativa”. Il legale della SSC Napoli, Mattia Grassani in un’intervista rilasciata a ‘Il Mattino’ fa il punto della situazione: “Se il campionato si concluderà entro il 30 giugno basterà invocare il fatto che i calciatori non si siano allenati e non abbiano partecipato a gare o ritiri per 50 giorni. Basterebbe al club per chiedere una riduzione se non a una integrale interruzione del pagamento. Perchè? Seppur si è ripreso a giocare entro il 30 giugno, la mancanza di allenamento restituirà al club delle rose di giocatori in ritardo di preparazione”. E allora? Si potrebbe ragionare in termini di percentuali di riduzione. Anche fino all’80% dello stipendio. L’allenamento a casa rientra nell’attività base ed è ridotta al minimo. È vero che lo staff tecnico fornisce ai calciatori una scheda, ma mancano il lavoro di squadra, le istruzioni tecniche e il lavoro con la palla. Siamo molto lontani dalla pienezza dell’attività di un calciatore professionista”.

I calciatori devono essere a disposizione dei club in questo periodo: “A disposizione no, ma devono rimanere nella città dove ha sede la prestazione. Questo perché rimangono comunque dipendenti del club e il rapporto di lavoro è in stato di quiescenza. Rimanere in città è un atto prudenziale”. Periodo di ferie: “Le ferie hanno una durata di 4 settimane e i calciatori le hanno già tutte fatte tra luglio e dicembre”.

Mandato di agire nei confronti dei propri tesserati: “Non ho mai interloquito con la proprietà per affrontare questo tema. Nel caso cosa succederebbe? I piani di intervento sono due: uno collegiale con le associazioni dei tesserati o in alternativa ci possono essere delle trattative private tra club e giocatori. Ad esempio si potrebbe pensare di spalmare sulla prossima stagione le mensilità soggette a riduzione per i calciatori con contratto in vigore anche per il prossimo anno”.