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Sette consiglieri municipali di Napoli, nella maggioranza del sindaco Manfredi, dicono no al maxi aumento della Tari. Sono della rete Per, espressione del laicato e del volontariato cattolico. Un’attenzione al sociale tradotta in un documento, nel quale esplode il mal di pancia per l’annunciata stangata. L’aumento medio sarà del 20%: in cifre, rincari variabili da 80 a 300 euro.
Oggi l’Amministrazione Centrale ci chiede di esprimere l’ennesimo parere obbligatorio non vincolante sul nuovo regolamento Tari – si legge nella nota –, la rete politica PER le Persone e la Comunità esprime le sue più grandi perplessità su quest’altro macigno che si abbatterà sia sulle famiglie, sia sulle imprese“. L’altolà agli aumenti è firmato da Giulio Maggiore (Municipalità 1), Enrico Platone (Municipalità 2), Anna Chianese (Municipalità 3), Pietro Vitiello (Municipalità 4), Paolo Pace (Municipalità 5), Carlo Capasso (Municipalità 6), Roberto Ruocco (Municipalità 7).
L’aumento “viene compiuto in un momento storico delicatissimo – sostiene Per –. Non dimentichiamo che alcuni stanno sfacendo ancora i conti con le conseguenze della pandemia“. E poi ci sono “la guerra in Ucraina e il caro bollette“; il Reddito di Cittadinanza che “sarà diminuito provocando un maggiore impoverimento delle fasce deboli“; inoltre “nell’area orientale sorgerà un sito di compostaggio che raccoglierà circa 40mila tonnellate di frazione umida che consentirà di produrre biometano. Questa soluzione già ha generato un grosso evidente malcontento nella popolazione locale e che non ha ancora digerito tale imposizione. Questa stessa popolazione oggi si vede anche aumentare del 20% la tassa sui rifiuti“.
I nodi sono molteplici. C’è un problema di metodo, anzitutto. “Laddove la differenziata è al di sotto del 50% – argomentano i consiglieri – le spese di gestione aumentano: basta pensare a Roma, terzultima città per il riciclo in Italia, i cui costi di gestione sono triplicati dal 2016 al 2021. Anche nel Comune di Napoli le spese di gestione sono molto alte in quanto la percentuale di differenziata si attesta al 37,4%“.
Senza contare il merito della questione: la scarsa capacità di riscossione del Comune. “In base ai dati forniti dall’Assessore Barretta – sottolinea la rete Per – la percentuale di riscossione dell’Imu è al 28%, il mancato incasso negli ultimi 5 anni è di 310 milioni. La Tari ha una riscossione che si attesta sul 38%, la pagano meno di 4 napoletani su 10 e la perdita è di 816 milioni. Passando al Patrimonio, ovvero ai canoni che il Comune non riscuote per i suoi immobili la riscossione è al 15%, la perdita secca è di 264 milioni. Infine, le contravvenzioni al Codice della strada, ovvero le multe, la percentuale di riscossione è al 2% e il segno meno in bilancio è di 830 milioni. Il totale è di 2,2 miliardi non incassati“.
Questi sono indici “che dimostrano – attaccano i consiglieri – un’inefficienza clamorosa della macchina amministrativa“. A fronte di ciò, la risposta è “aumentare le tasse ai cittadini napoletani! Cioè la classe politica napoletana vuole far passare il messaggio che ‘dato che non riesco a riscuotere quanto mi spetta ne approfitto dei pochi onesti che pagano aumentandogli la tassazione‘”. Inaccettabile, secondo Per. “Invece di premiare quei pochi ‘Buoni’ – incalzano i sette consiglieri – l’Amministrazione Centrale gli vuole dare un’altra batosta? Un cittadino che differenzia si deve caricare il peso e l’onere di una mala gestione dei rifiuti che dura da oltre da 20 anni?“. La domanda, ormai, appare retorica.