I fatti prima delle opinioni, raccomanda una vecchia regola del giornalismo. E a Napoli i fatti raccontano una realtà diversa, rispetto al coro dei media. Uno scenario ancora lontano dalla normalità: anche quella complessa delle aree metropolitane occidentali. L’ultima conferma stanotte, ai Quartieri Spagnoli. Altri spari, una stesa in vico Lungo Gelso. Pur in una zona dove, da qualche anno, avanza il turismo. Ma le pallottole fischiano da tante altre parti. Martedì è accaduto a Pianura, una delle odierne aree a rischio. Al punto dal doversi registrare un appello. Lo ha lanciato Sergio Pisani, legale dei familiari di Francesco Pio Maimone, una delle tante vittime innocenti in città. I colpi d’arma da fuoco sono esplosi in via Escrivà, dove risiedeva il ragazzo ucciso. Pisani ha ricordato che lì, da settimane, si susseguono sparatorie. “Solo per puro miracolo – ha detto il legale – finora non hanno avuto conseguenze più gravi“. Da qui, la richiesta al prefetto: intervenire prima che a Pianura succeda una tragedia.
Ma lì, in periferia ovest, non sono isolati gli squilli di faida. Analoghe fibrillazioni si segnalano tra la Ferrovia e Poggioreale. E alle Case Nuove. Il 5 giugno scorso, alla Sanità, due giovani sono rimasti feriti: un agguato a colpo di pistola. Invece a Barra, periferia orientale, il 10 giugno sono stati esplosi proiettili contro la vetrata esterna di un’agenzia di trasporti funebri. Sono esempi limitati, peraltro, all’ultimo mese. E lo ribadiamo a scanso di equivoci: è Napoli anche questa. E no, non è normale quanto avviene. Non lo è per le aspirazioni della grande maggioranza dei napoletani. Un desiderio ignorato da troppi.
Racket, raid armati, scontri per gli affari illeciti. Quartieri soffocati dalla paura, dove vige il coprifuoco. Cittadini inermi privati del diritto alla tranquillità, al vivere civile. Nelle zone periferiche, ma pure al centro. Un copione che conosciamo, purtroppo sempre inalterato. Un quadro reale. Eppure è espulso dalla narrazione ufficiale. Sui media, viceversa, cambia il paradigma. I problemi sono messi sotto il tappeto, specie se atavici. La camorra è derubricata a categoria cinematografica. Come se non esistesse più, in fondo. Una roba del passato. E al posto della cruda cronaca, è un fiorire di sostantivi enfatici. Svolta, cambiamento, rinascita. Boom turistico. I mali passano in cavalleria, anche quando lasciano il segno. Domina il pensiero positivo, e pazienza se fioccano le omissioni. Conta la vetrina, tutto il resto no. Sotto gli occhi non scorre più la vita, ma una fiction. Veline in odor di propaganda, o forse informazione cloroformio. Si dribbla la fatica di descrivere la città difficile. Tuttavia, ce l’abbiamo a portata di sguardo. A ciò fa pendant la società civile: rassegnata, imbolsita, apatica. Chi prova a scuoterla sembra un Ufo. Nulla deve incrinare l’immagine: nemmeno i fatti. Lontano da questa grancassa, resta però la sofferenza. Il disagio di chi sconta servizi carenti, o assenti. E la mancata applicazione di regole. Le rogne sono scomode, senza dubbio. Ma prima o poi ti presentano il conto.