- Pubblicità -
Tempo di lettura: 3 minuti

Una storia che ha come protagonista una donna, Giovanna Galasso, di 56 anni, e la politica che non è capace di rispondere alle esigenze dei cittadini. Neanche se questi hanno delle disabilità.

Una richiesta di dignità, di possibilità di essere ascoltata e continuare ad essere utile alla società attraverso il diritto sancito dalla costituzione: il lavoro.

Un calvario iniziato tanti anni fa, una vita fatta di successi che alla fine si è stoppata per un crollo psichico con una diagnosi da spezzare il fiato, disturbo schizoaffettivo.

Una mazzata che, però, non l’ha abbattuta, anzi da quel momento per Giovanna è iniziata la voglia di ricostruirsi sotto tutti i punti di vista, a partire dal lavoro. Un’occupazione che le spetta di diritto, se pensiamo alla legge 68 del 1999.

L’articolo 9 – spiega nella lettera – prevede per i disabili psichici l’assunzione negli enti pubblici per chiamata diretta”.

Qualcosa si è mosso negli anni dal 2008 al 2013 con l’occupazione all’interno della segreteria del sindaco di Afragola ma, alla fine delle consiliatura, non è più riuscita a trovare collocazione. Si è inceppato un meccanismo che la sta tenendo lontana dal mondo del lavoro e da una normalità che per Giovanna è importantissima.

Ho scritto a tutto e a tutti – racconta – governi, partiti, Unar, Codacons, sindacati, giornali, associazioni. A tutti i parlamentari, alla Presidenza della Repubblica, che per tre volte ha segnalato la mia storia alla Regione Campania, a cominciare dal capo di segreteria del presidente De Luca, al quale ho scritto ripetutamente, a finire con tutti i consiglieri di maggioranza dello stesso presidente. Nessuno si è dimostrato un vero democratico, perché nessuno ha difeso la mia istanza, che è quella di parlare civilmente col presidente De Luca”

Vi rendete conto che sono 8 anni e mezzo che chiedo di essere ricevuta dal presidente De Luca e questo colloquio non mi viene accordato? Ho scritto appelli su appelli, email all’universo mondo, e non credo che la mia storia non sia giunta all’orecchio di De Luca. E’ come se ci fosse proprio un rifiuto, una indifferenza, una strafottenza, verso le questioni dei cittadini. Quando si tratta di girovagare per tagli di nastri, presentazioni di libri, e amenità varie, il tempo il presidente lo trova. Non c’è una giustificazione legittima. Il presidente De Luca mi deve almeno l’onore delle armi, per aver tanto lottato, per aver tanto invocato giustizia, per me, e per tutte le persone che vivono la mia stessa condizione”.

Una battaglia che non si ferma, a suon di sollecitazioni e articoli di giornale ma il silenzio resta ancora l’indegno protagonista di questa storia.