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Napoli – Era il 6 agosto del 1863 quando nel neo Regno d’Italia si consumava la prima strage sul lavoro. Nell’eccidio dell’opificio di Pietrarsa morirono, per mano del Regio Esercito, ben 4 operai mentre furono numerosi i feriti, rei di aver protestato per un loro diritto: il lavoro.

A 157 anni da quella strage il tema del lavoro nell’area orientale della città di Napoli resta ancora materia di grande attualità. Dove, sullo sfondo dei primi lavoratori italiani morti per la loro battaglia, oggi ci sono i circa 400 operai dello stabilimento Whirlpool di Ponticelli, l’unico sito della multinazionale americana nel Mezzogiorno.

Nonostante gli anni passati dalla strage la periferia di Napoli chiede ancora, prepotentemente, il diritto al lavoro. In un area, come quella dell’attuale sesta municipalità, nata come zona industriale che oggi si ritrova nei meandri della desertificazione. Mentre, ieri come allora a chiudere rapidamente in Italia sono sempre le aziende del Sud, anche se quest’ultime sono riconosciute come eccellenze.

Le Officine di Pietrarsa, poste tra il quartiere San Giovanni a Teduccio e il comune di Portici, all’epoca dei fatti erano il maggiore stabilimento siderurgico del Paese, proprio qui, prima ancora dell’unità nazionale venne inaugurato il primo tratto ferroviario d’Italia: la Napoli-Portici.

Un fiore all’occhiello per l’intera industria del Mezzogiorno che con l’unità nazionale cadde velocemente nel declino. La fabbrica venne infatti privatizzata e col passare del tempo furono ridotti i lavoratori, dai circa 1200 operai iniziali si arrivò a soli 458 lavoratori. Passarono mesi tra scioperi e mobilitazioni. Arrivando così alla giornata del 6 agosto 1863, quando gli operai rimasti nel sito di Napoli Est, non avendo ricevuto il salario in tempo, che nel frattempo era stato anche dimezzato, entrarono nuovamente in sciopero, stavolta con più decisione.

Alle due di quel pomeriggio il capo contabile Zimmermann contattò il posto di polizia di Portici, chiedendo l’invio di agenti per contenere la protesta. Il loro intervento, tuttavia, risultò poco efficace e fu così inviato un contingente di bersaglieri dal comando di Nicola Amore, che divenne in seguito sindaco di Napoli.
Gli operai, all’arrivo dei bersaglieri, aprirono i cancelli per cercare un dialogo, ma i militari fecero fuoco sui lavoratori, causando la prima grande strage sul lavoro d’Italia, a soli due anni dall’unità a Napoli aveva già il nostro primo maggio, prima ancora di quello ufficiale.

Sui libri di storia – spiega oggi Alessandro Caramiello, consigliere comunale di Portici – ci hanno insegnato a celebrare il 1 Maggio, data simbolica per indicare quella che viene definita “Festa dei lavoratori”, in memoria dei fatti accaduti a Chicago nel 1869, e conosciuti come “rivolta di Haymarket”. I lavoratori decisero di manifestare fuori una fabbrica e la polizia sparò sui rivoltosi uccidendone DUE. Un fatto accaduto in America, nel 1869. Ma quello che non tutti sanno è che SEI ANNI PRIMA, a Napoli, a Portici, di preciso, avvenne un fatto simile e ben più grave”.