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Sulla stretta alle commissioni si spacca la maggioranza nel consiglio della Municipalità Vomero Arenella. Mercoledì, in aula si votava la modifica al regolamento interno. Una delibera voluta dalla giunta della presidente Clementina Cozzolino, esponente del Pd. Nel parlamentino si è registrata però alta tensione, emersa dagli interventi di vari consiglieri. Alla fine, tutto sospeso per mancanza di numero legale. Ma il provvedimento sarà riproposto al prossimo ordine del giorno, come annuncia la stessa Cozzolino. “È una delibera – spiega – che le municipalità devono portare all’attenzione dei loro consigli per disciplinare il rispetto del testo unico degli enti locali”. La norma evocata è l’articolo 82 comma 11 del Tuel. Prevede che “la corresponsione dei gettoni di presenza è comunque subordinata alla effettiva partecipazione del consigliere a consigli e commissioni; Il regolamento ne stabilisce termini e modalità”. Ma tuttavia resta palpabile il malumore, e non solo al Vomero Arenella.

Il malcontento serpeggia in tutte le dieci municipalità di Napoli. I parlamentini sono nell’occhio del ciclone, stretti tra la proposta di riforma della giunta Manfredi e l’inchiesta della Corte dei conti. L’indagine erariale punta proprio su gettoni di presenza ai consiglieri in commissione. Palazzo San Giacomo invece gli impone una cura dimagrante, con il taglio da 30 a 24 eletti in consiglio. E tra i consiglieri si vive un po’ una sindrome da assedio. A contrariare tanti, anche il vademecum sulle commissioni, firmato giorni fa da 9 direttori di Municipalità su 10. Un decalogo lanciato per mettere ordine nel caos municipale, ma “paradossalmente in contrasto con le necessità di trasparenza e riduzione dei costi” secondo Daniele Quatrano di Napoli Solidale, ostile pure alla delibera Cozzolino.

La modifica al regolamento della Municipalità 5 intende inserire l’articolo 62 bis sulla “effettiva partecipazione” dei consiglieri. Il testo dispone la presenza in commissione per almeno due terzi della durata della seduta, attestata dal verbale. La dichiarazione dell’orario di chiusura della riunione, inoltre, va preceduta da un appello nominale. L’obiettivo è di accertare quali consiglieri siano presenti, ai fini del riconoscimento del gettone di presenza. A chi dovesse arrivare dopo il primo appello, o abbandonare prima della conclusione, l’obbligo di far verbalizzare tali circostanze. Insomma, un classico giro di vite. Che si aggiunge peraltro alla slavina in corso. Al punto, da creare un cortocircuito in una maggioranza di solito compatta. Dalle opposizioni poi, nessuno è intenzionato a fare sconti. Il capogruppo del misto, Salvatore Pace, rimprovera alla presidente un “attacco feroce non a noi in quanto politici ma come persone, c’è una presunzione di colpevolezza: ma se ha i nomi dei truffaldini li faccia e denunci”. E sottolinea pure le “forti voci all’interno della maggioranza che hanno contestato l’idea di misurare la politica a minuti”. La sua richiesta, comunque, è di attendere linee guida dal consiglio comunale. “Perché se ogni Municipalità indicasse criteri propri – sostiene Salvatore Pace – verrebbe meno il fine di uniformare le condotte”.

Pesanti critiche anche da Emanuele Papa della Lega. “La valutazione cronometrica del contributo politico ai lavori consiliari – afferma l’esponente del centrodestra – è offensiva e limitante del perimetro d’azione di ciascun consigliere”. Per Papa, “la valutazione sull’utilità politica di ciascuno di noi la svolge la cittadinanza quando si reca alle urne, ma qui sta diventando tutta una questione tecnico-procedurale per addetti ai lavori che nessuna incidenza ha sul miglioramento delle condizioni di vita dei cittadini”. Nella maggioranza, tra i favorevoli alla delibera c’è Paolo Pace della rete Per. Il quale piuttosto se la prende col sindaco Manfredi, cui addebita “quello che è accaduto in aula”. Nel suo sfogo, Paolo Pace punta il dito contro “la disattesa attuazione del famoso decentramento, purtroppo si è preferito dare in pasto mediaticamente all opinione pubblica le Municipalità facendole passare per organismi inutili e costosi”. L’esponente di Per recrimina sugli “esigui fondi”. Secondo lui “il vero problema non è la tenuta della maggioranza, ma l’indifendibilità sul tema del Comune centrale che in 4 anni non ha voluto normare un regolamento per tutte le Municipalità, scaricando su di esse responsabilità e sospetti ignobili”.

Dal canto suo, Cozzolino non vuole arretrare. “Il segretario generale del Comune – racconta – ha scritto a noi presidenti di Municipalità chiedendo di regolamentare questo aspetto, attraverso la modifica del regolamento interno. Sapendo che ovviamente c’è un’attenzione anche della magistratura”. La presidente del Vomero Arenella sottolinea che “le altre municipalità hanno già sottoposto la questione ai rispettivi consigli, qualcuna ha anche approvato”. Dunque “per senso di responsabilità dobbiamo farlo anche noi”. Tuttavia, Cozzolino apre a possibili revisioni del testo. “Ci deve essere un ragionamento sull’arco temporale, a cui ancorare il parametro dell’effettiva partecipazione – premette -. Avevamo ragionato sui 2/3 della durata, ma probabilmente c’è qualche altra ipotesi. Ad esempio, il 50%”. La presidente assicura di voler rimettere la delibera “alla valutazione del consiglio“, a patto però che si arrivi ad “una disciplina”.