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Diversi ed un po’ uguali. E la differenza non la fanno gli Oscar ricevuti. Sul palco c’è solamente la Grande Bellezza di essere fratelli in arte e di sangue. Arrivano al Teatro Diana di Napoli Toni e Peppe Servillo in “La Parola Canta”, in scena fino al prossimo 22 gennaio. Una Napoli attraversata, nei secoli, dalle dominazioni straniere che sono poi andate via: solo la musica è rimasta a cavalcarla tutt’oggi. Un melting pot di vicoli, parole e suoni. Una occasione particolare in cui i fratelli Servillo salgono sul palco e raccontano una Napoli così unica e così diversa grazie al supporto dei Solis String Quartet che fanno sognare il pubblico in un excursus musicale trasversale che attraversa le epoche, la cultura e la storia della città.

Lo spettacolo – dice Toni Servillo – esprime  un sentito omaggio alla cultura partenopea, rappresentato attraverso la sostanza verbale di poeti, musicisti e scrittori che di Napoli hanno conosciuto bene la carne e il cuore. Un ritratto in prosa, versi e musica di una città dai mille volti e dalle mille contraddizioni, divisa fra l’estrema vitalità e lo smarrimento più profondo, una città di cui la lingua è il più antico segno, forgiato dal tempo e dalle contaminazioni”.

Sulle tavole del Diana una vera e propria festa di musica per celebrare Napoli e per richiamare alla riflessione su quello che è il presente martoriato della città.

La parola canta – conclude Peppe Servillo –  è una sorta di moderno varietà in cui la lingua nostra viscerale e materna si articola in un canto che è sempre pensiero ed istinto,  gesto e liberazione. La musica dei Solis rilegge la tradizione sottraendola alla custodia ed incarnandola nel presente e per il presente”.

Un vero omaggio alla letteratura, alla poesia, alle recite. Da Viviani ad Eduardo, passando per Libero Bovio, fino ad arrivare a E. A. Mario insieme alle contemporanee voci di Mimmo Borrelli e Enzo Moscato. Dopo “Le voci di dentro”, famoso capolavoro edoardiano, ecco Peppe e Toni Servillo di nuovo insieme grazie alla loro incredibile fantasia scenica che offre al pubblico un’emozione dei secoli passati, pulsione di una carne partenopea ancora viva. Che sul palco vibra, a Napoli come in nessun altro posto mai.