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Napoli – Sarà il palcoscenico del Teatro Nuovo di Napoli a ospitare, giovedì 19 dicembre 2019 alle ore 21.00. Il debutto dello spettacolo Pater di e diretto da Adriana Folieri, con Aliou Aboubakari, Sal Cammisa, Federica Di Gianni, Mactar Fall, Zainab Lokman, Amadou Korka Jallow, Mouhamed Mane e il piccolo Alì Lokman, presentato da Manovalanza.

L’allestimento, premiato in forma di studio per la natura di progetto artistico per il sociale alla prima edizione di “Nuove Sensibilità 2.0” promossa dal Teatro Pubblico Campano, si avvale delle musiche originali di Pasquale Termini (violoncello), Francesca Diletta Iavarone (flauto traverso), il disegno luci a cura di Davide Scognamiglio, la scenografia di Mariateresa D’Alessio e Michele Lubrano Lavadera, le sculture di Carmine Calò, i costumi di Zainab Lokman.

Pater muove intorno alla questione del libero arbitrio, interrogandosi sulle conseguenze e le possibilità di ciascuno di fronte alle proprie scelte, la cui drammaturgia originale s’ispira al saggio “Attesa di Dio” di Simone Weil, ed in particolare allo scritto a proposito del Pater.

È un lavoro sul movimento poetico e vitale che nasce e prende forza dalla piccola storia di una comunità. È un lavoro sull’essere umano e sulla natura, anche urbana, che accoglie e respinge.

Nell’ottobre 2018 – spiega Adriana Follieri – in occasione di Intrecci/Festival del Welfare e dell’Intercultura promosso da Less a Napoli, ho ricevuto l’invito a realizzare un laboratorio teatrale integrato rivolto agli abitanti della città, napoletani e giovani migranti richiedenti asilo. Questa compagine si è rivelata particolarmente felice e dal singolare potenziale artistico, tanto da suggerirmi di approfondire il lavoro anche a festival concluso. Nasce così la compagnia di Pater, ascoltando questo desiderio di profondità e di cura, lasciando spazio al non prevedibile e accogliendone il dubbio”. 

Accantonate le biografie di ciascuno e senza alcuna velleità documentaristica, la messa in scena di Pater ha voluto dare spazio all’attore, ai temi che toccavano ognuno, affinché costituissero un trampolino di lancio per tutti, gioco di evoluzione, slancio e immersione. 

La lettura condivisa delle parole di Simone Weil, ha dato il via alla ricerca di un originale traduzione scenica, fino a giungere a una drammaturgia scarna, essenziale, artefice di visioni semplici e simboliche. Il risultato è un lavoro d’autore collettivo, la ricerca dell’equilibrio tra tutte le diverse voci che compongono l’affresco finale: drammaturgia è la musica, la luce, il gesto e il testo, ogni singolo elemento di scena e il colore.

In un tempo dove è l’individualismo a vincere tutte le sfide – conclude la Follieri – abbiamo tentato di concederci lo spazio e il tempo della cooperazione”.