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NAPOLI – Stazione Dante della metropolitana di Napoli, tarda mattinata di oggi. Un uomo picchia selvaggiamente una donna. Gli astanti cercano di aiutarla. Viene loro spontaneo estrarre il telefono dalla tasca dei cappotti e dei giubbini, ma nulla: sotto le fermate della metro che si vanta di essere la più bella del mondo, non c’è campo.

Per fortuna, come qualche giorno fa la dottoressa del Vecchio Pellegrini Chiara Lanza Volpe, un’altra giovane donna, Giulia Volpe, trova il coraggio di denunciare tutto. Sia alla Polizia che su Facebook.

All’indomani della sottoscrizione del Patto per la Sicurezza tra Comune, Regione e Prefettura sotto gli occhi del ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, questo è il post che fotografa una situazione – quella riguardante l’ordine pubblico in città – che si fa sempre più preoccupante:

“Mi tremano ancora le mani mentre scrivo e non so nemmeno se è giusto condividerlo qui o se servirà a qualcosa. Stavo prendendo la metropolitana, ero ferma ad aspettare l’ascensore che mi avrebbe condotta ai treni ma oltre i tornelli, dall’altro lato, c’era un uomo che schiaffeggiava una donna, palesemente la sua compagna”.

“Mi irrigidisco per qualche secondo nel guardare la scena, poi corro verso il gabbiotto degli inservienti e loro, insieme a me, accorrono verso i due. Ci sono anche altre persone. Ma lui continua a picchiarla. Arrivano anche dei pugni. Tutti guardano. Qualcuno dice: “Ma che fai? Smettila”. Lei piange e si dispera. Lui la trascina con sè dicendo che se ne devono andare, che non vuole stare in mezzo ad altre persone e la trascina lungo le scale. C’è anche chi dice: “Guarda quella come gli va dietro. Se la uccide, fa bene”. A queste parole mi sento gelare il sangue nelle vene”.

“Mi guardo intorno attonita, non so che fare. Ho paura anche per me. In quei pochi secondi, penso che se li avessi seguiti e lui mi avesse visto avrebbe fatto qualcosa anche a me. Volevo chiamare la polizia ma sotto la metro non avevo la linea. Sto per tornare indietro all’ascensore ma poi corro di scatto verso le scale per vedere lei come sta. È ancora fuori la metropolitana”.

“Attraverso e trovo una volante della polizia che sta passando di lì fortunatamente. Denuncio l’accaduto, indico le persone coinvolte e la polizia si è poi avvicinata per interrogare l’uomo. Sinceramente, non so cosa sia successo dopo: mi sono allontanata. Mi sono sentita sola anch’io nel chiedere aiuto. Sembrava fossi l’unica a rendersi conto di quello che era successo”.

“Mi è venuto da piangere dopo, mi sono sentita miserabile ed impotente allo stesso tempo pensando che nessuno volesse fare qualcosa e che addirittura quest’atto inaudito potesse essere in qualche modo giustificato agli occhi di chi stava a guardare. E niente – conclude il post Giulia – facciamo schifo”.