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Napoli – Tensione, ieri, nel carcere minorile di Nisida, e proteste del Sindacato autonomo polizia penitenziaria. A ricostruire i fatti, Donato Capece, segretario generale del Sappe. “Nel pomeriggio, all’atto dell’apertura delle celle, un gruppo di sette detenuti, con il volto coperto da sciarpe e cappelli, armati di pietre e mazze di legno, hanno tentato di entrare con la forza nell’ufficio del preposto di Polizia Penitenziaria, all’interno del quale vi era un altro detenuto che avrebbero voluto aggredire e linciare. I detenuti hanno lanciato alcune pietre, rotto così diversi vetri, e alcuni di loro hanno persino tentato di raggiungere il reparto Osservazione/Infermeria arrampicandosi alle pareti attraverso i tubi di scarico dell’acqua. Solo la lucidità, la prontezza di intervento e lo spirito di gruppo dei poliziotti penitenziari in servizio hanno permesso di limitare i danni riuscendo, con immensa fatica ed enorme rischio, a contenere gli aggressori per poi bloccarli definitivamente e mettere fine ad una situazione che ha dell’incredibile“, racconta.

E’ evidente che presso il carcere minorile di Nisida, anche a causa dei vari cantieri edili ormai aperti da anni, non vi e’ piu’ un luogo idoneo a contenere tutti i detenuti. Durante le ore del passeggio, infatti, questi possono essere raggruppati esclusivamente sul campetto di basket adiacente l’ufficio preposto, che pero’ e’ sprovvisto di alcuna recinzione, tanto da lasciare liberi i detenuti di muoversi come pare a loro“, aggiunge Capece. Per il Sappe sono diverse le criticità che caratterizzano l’Ipm di Nisida: “La Direzione, più che a badare al miglioramento della sicurezza della struttura e del personale, rivolge attenzione solo e soltanto a come porre costantemente l’Istituto sotto i riflettori della ribalta nazionale per la continua sperimentazione di nuovi modelli/iniziative trattamentale e non pare preoccuparsi più di tanto dei continui segnali che pervengono dal personale di Polizia Penitenziaria per ciò che attiene alla gestione dell’utenza cosiddetta difficile: c’e’ una certa resistenza a disporre provvedimenti disciplinari o di allontanamento di quei soggetti oltremodo ingestibili per la loro totale insofferenza al regime“.

A nostro avviso non vi è alcuna volontà di affrontare una ormai indifferibile rivisitazione della organizzazione del lavoro del personale di Polizia Penitenziaria – conclude – per riadattarla alle mutate esigenze e per rispondere meglio alle diverse più pressanti esigenze di sicurezza della struttura e del personale, anche garantendo un pronto intervento operativo nelle situazione emergenziali interne, come il grave episodio di ieri“.