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Napoli – Ha superato la notte Mario Avolio, il pregiudicato ferito a colpi di pistola al volto e poi scaricato al pronto soccorso dell’ospedale Cardarelli. Ma ritengono che questo tentato omicidio sia da ricondurre alla guerra scoppiata per il controllo dei traffici di droga lasciati in eredità dai Lo Russo, adesso tutti pentiti.

Il clan Nappello, infatti, non esiste più. Non solo per le retate che ne hanno minato la stabilità, ma anche e soprattutto per le scissioni interne. Ci sono due piste battute dalle forze dell’ordine. Una porta allo stesso clan che avrebbe deciso di punire la vittima predestinata per una partita di droga andata persa. Una pista intera che potrebbe spiegare la facilità con la quale l’uomo sia stato trovato nella caffetteria che frequentava d’abitudine. Un’altra pista, più suggestiva, ma di certo presa in considerazione dalla polizia che lavora senza sosta per arrivare ad individuare il responsabile, porta ad una scissione nei Nappello. La terza in quattro mesi. E così da una parte ci sarebbero i Balzano e dall’altra i Cifrone. La vittima di ieri era vicina ai Barbato e potrebbe essere stato punito proprio per questa vicinanza. Ciò che è certo è che la zona di Miano è in continuo fermento.

Un fermento che arriva da lontano e affonda le radici nella lenta fine del clan Lo Russo, dettata dall’agonia di capiclan che via via, anno dopo anno si sono pentiti affondando definitivamente chi restava e tentava di riorganizzare ciò che era sopravvissuto agli tsunami precedenti. Prima Salvatore Lo Russo, poi Mario, Carlo, Antonio. Un pezzo dopo l’altro il clan dei “capitoni”, così soprannominati per la loro capacità di infiltrarsi nell’economia pulita, è caduto sotto i colpi di centinaia di pagine di verbali. E allora l’eredità fatta di “piazze” di droga e gestione delle estorsioni è passata di volta in volta a gruppi più o meno strutturati.

Ci ha provato per primo Walter Mallo, il boss con la lacrima tatuata sul volto, tentativo fallito con un tentativo di agguato e un arresto. Poi i Nappello ma sono stati stretti e fagocitati dallo stesso gruppo senza più capi e quindi con la voglia di emergere. Da lì la prima scissione che ha portato ai due clamorosi omicidio. Zio e nipote entrambi con lo stesso nome e cognome: Carlo Nappello. Ma non è finita qui. Ci sarebbe una scissione nella scissione. Un piccolissimo gruppo ha iniziato a pretendere il controllo di altri territori e per territori si intende anche strade, slarghi, bancarelle e si è diviso. Così si sarebbero allontanati i Cifrone che avrebbero organizzato l’agguato di ieri. Ipotesi investigativi molto magmatiche, fluide proprio a causa dei “microgruppi” che possono cambiare bandiera da un momento all’altro. Come è stato a Forcella, nella guerra delle piazze del centro storico. Da una parte i Giuliano, poi i Sibillo, poi la scissione, poi altri gruppi stanziati al Mercato, altri alla Duchesca. Questo accade, così come emerso da diverse relazioni di magistrati e “addetti ai lavori”, per le numerosissime retate che hanno praticamente abbattuto le vecchie cosche, quelle storiche. È stato così a Miano dove i Lo Russo, da capi incontrastati, diplomatici e trafficanti di droga, sono diventati schiavi dei loro stessi fantasmi: i collaboratori di giustizia.