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“Noi balliamo per dimenticare. Noi cantiamo per dimenticare”. Queste, le semplici e inequivocabili parole-scudo di Fata e Yankuba, le due speciali persone protagoniste di TERANGA – Life In the Waiting Room. Un’esistenza tenace in sala d’attesa, pur di veder riconosciuti i propri diritti di cittadini del pianeta. A prescindere dalla genesi, dall’età, dal ceto sociale. Un film diretto dal trio Seymour_Marillier_Squires che sarà disponibile sulla piattaforma web del quotidiano inglese The Guardian da febbraio 2020 e che avrà la sua anteprima internazionale a Napoli sabato 25 gennaio all’Asilo Filangieri.

Salvarsi, rinascere, diventare un essere umano. TERANGA. Attraversare il mare, il pericolo, il buio, l’infamia dei pregiudizi. TERANGA. Non si tratta di immigrare. Il desiderio è essere accolti. Perciò, TERANGA.

Concetto africano che vuol dire generosità, ospitalità, rispetto. Dal linguaggio wolof di Senegal e Gambia – via Mediterraneo – direttamente fin dentro ai polmoni del centro antico di Napoli. Perché il coraggioso viaggio vissuto da Fata e Yankuba li ha condotti proprio nello spazio Teranga partenopeo: un club dal nome omonimo attivo in piazza Bellini che rappresenta la casa nuova, la casa napoletana, per tante biografie originarie dell’Africa che scelgono Napoli come meta di resurrezione.

A casa loro sarà una delle nostre priorità”: così dichiara nel film, in voce off – con tono marziale e spregiativo – l’ex ministro degli Interni Matteo Salvini. Ebbene TERANGA va esattamente nella direzione opposta. Racconta i tormenti, le paure e la gioia di chi può trovare asilo senza esilio. Racconta quanto la musica sia pane quotidiano per resistere/combattere. Racconta come la scienza può diventare una ragione di vita, così granitica da far sopravvivere alla morte della propria madre. Tutto ciò, a Napoli. Terra di emigranti e di immigrati.

Le dichiarazioni dei protagonisti Fata e Yankuba

Fata: tu cerchi la salvezza attraverso la musica, che ti permette anche di viaggiare per il mondo. Perché il ritmo può diventare il tuo futuro e cosa riesci a sopportare quando ti esibisci in consolle?

“Sto ancora lavorando duramente e cerco di essere disponibile e amichevole con il maggior numero di persone possibile. Sto facendo di tutto per seguire il mio sogno e viaggiare per il mondo suonando. Sì, la musica è la mia salvezza quando mi esibisco davanti alle persone. Mi sento così felice quando vedo tutte le loro facce sorridenti. È un’emozione incredibile per me”.

Yankuba: racconti della improvvisa malattia di tua madre proprio mentre tu senti di avere trovato la salvezza e (forse) una casa. E forse un posto all’università, magari in Galles. Cosa vorresti che le persone capissero guardando questo film?

“Ho partecipato alla realizzazione del documentario per dimostrare che lasciamo le nostre case perché siamo costretti a farlo, ma siamo pieni di speranza e ambizione. Siamo pronti ad eccellere, se e quando ci viene data l’opportunità. “TERANGA” racconta chi sono i migranti, nonostante quello che dicono i media o i politici in genere”.