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Napoli – Terremoto “’a carogna”, trema il “sistema” del centro storico. L’ex narcotrafficante di Forcella continua la sua collaborazione con la giustizia e mette sul tavolo, anzi nero su bianco, i primi sette nomi e cognomi. Sette ras, tutti giovanissimi e ritenuti dagli inquirenti di primissimo piano, che avrebbero tenuto le redini del clan Sibillo dal 2015 ad oggi.  
 
Sette nomi pesanti come macigni, che serviranno alla Procura per provare a chiudere definitivamente il cerchio intorno alla “paranza dei bambini”. Dopo la recente decisione di passare dalla parte dello Stato, “Genny ’a carogna”, al secolo Gennaro De Tommaso, si conferma un fiume in piena. L’ex capoultrà dei Mastiffis ha infatti reso un lungo interrogatorio nel corso del quale ha indicato per filo e per segno l’organigramma del clan Sibillo di Forcella. Una deposizione-fiume, che parte dal riconoscimento del defunto babyboss Emanuele Sibillo e termina con quello dell’ultimo ras finito in manette, il rampollo Ciro Contini, nipote del capoclan Eduardo “’o romano”.
 
Ecco quindi i verbali, riportati dal “Roma” di oggi, dell’interrogatorio reso da De Tommaso il 20 marzo scorso innanzi al pubblico ministero della Dda, Francesco De Falco. Il primo esponente del clan Sibillo contro cui “’a carogna” punta il dito è Luca Capuano: «Si tratta di “’o cafone”. È un affiliato alla paranza e stava sempre con Emanuele Sibillo. Ho anche un fermo con lui mentre ci trovavamo al Borgo Sant’Antonio Abate insieme ad Antonio Napoletano e altre persone». Il 43enne collaboratore di giustizia fa a questo punto un “excursus” riconoscendo uno degli affiliati allo storico clan rivale dei Sibillo, cioè il gruppo dei “capelloni” di via Oronzio Costa: «Massimo Amoroso faceva lo spacciatore della piazza di cocaina dei Buonerba». De Tommaso viene poi invitato a concentrarsi sul giovane ras che forse più di tutti è salito alla ribalta della cronaca nera negli ultimi mesi: «Ciro Contini camminava con “’o nannone”, l’ho visto qualche volta con lui. In quell’occasione che eravamo al Borgo c’era anche lui e all’arrivo della polizia scappò insieme a “’o nannone”. Ha una parentela con i Contini».
 
Sotto la lente di ingrandimento dell’ex capo dei Mastiffs finisce poi una delle figure di vertice del “sistema” di piazza San Gaetano, Antonio Napoletano “’o nannone”, 21 anni appena: «Dopo un anno o due dall’avvento dei Sibillo, comparve come affiliato. Ha una relazione con una parente di Emanuele Sibillo». De Tommaso riconosce anche Giuseppe Gambardella: «Si tratta del cognato di “’o nannone”, anche lui fu fermato con me al Borgo Sant’Antonio Abate. Eravamo dentro a un palazzo all’interno del quale c’è il basso nel quale abita. Camminava con “’o nannone” dopo la morte di Emanuele Sibillo, di cui “’o nannone” prese il posto». Quanto al babyboss Pasquale Sibillo: «È il fratello di Emanuele. Lui si occupava di droga, ma chi faceva i “guai” era Emanuele. Ho avuto rapporti con Emanuele per la droga, ma non con lui». Quanto al defunto Emanuele Sibillo, ucciso in un agguato il 2 luglio 2015, De Tommaso non ha dubbi: «Lui comandava insieme a Manuel Brunetti. Era il terrore di tutti». Gennaro De Tommaso va dunque avanti nella sua collaborazione con lo Stato come un rullo compressore. Prossime “tappe”, con tutta probabilità, le zone d’ombra del tifo organizzato azzurro.