Sono “303 i posti di lavoro” a rischio a Napoli, secondo la Uilcom Campania, nella Telecontact Center spa. L’azienda, controllata al 100% da Tim, è inserita nell’operazione di conferimento nella neocostituita Dna srl. Nella nuova società entrerebbe anche la Gdin di Gruppo Distribuzione spa, attraverso una cessione del ramo d’azienda. Ai sensi di legge, la manovra è stata avviata con la comunicazione del 24 ottobre scorso. Le motivazioni del conferimento del call center, si legge nella lettera inviata dalle società ai sindacati, a Federmanager e Unindustria “sono riconducibili a esigenze di natura industriale e organizzativa e, in particolare, alla realizzazione di un processo di transizione occupazionale attraverso l’attuazione di un processo di aggregazione societaria e un percorso di formazione e riqualificazione dei lavoratori coinvolti, al fine di superare la crisi di settore”. Si prevedono, ricorda il piano industriale, “incentivi di decontribuzione a sostegno di iniziative di aggregazione nei settori strategici dei servizi. In questo scenario, la decontribuzione costituisce uno strumento abilitante volto a favorire la riconversione e l’evoluzione professionale del personale coinvolto, in coerenza con l’evoluzione del mercato e con l’impegno delle parti a garantire la salvaguardia del perimetro occupazionale delle due realta'”.
Telecontact Center ha quasi 1.600 dipendenti in tutta Italia. Nella Dna srl sarebbero così trasferiti circa 3.380 lavoratori. “L’operazione è ritenuta dannosa sotto tutti i punti di vista e – sostiene una nota di Uilcom Campania – rappresenta un grave arretramento per i diritti, le tutele e il futuro occupazionale dei lavoratori coinvolti, in particolare quelli provenienti da Telecontact Center“. Sebbene l’obiettivo dichiarato sia la “realizzazione di un processo di transizione occupazionale”, la segretaria regionale Uilcom, Ilaria Vitiello, ribadisce “il timore che questa operazione, analogamente a quanto avvenuto in passato nel settore del customer care (con realtà come Fastweb, Vodafone, Wind, Tim), porti a una gestione che non garantisce la continuità della forza lavoro”. Viceversa, essa mirerebbe a “ridurre i costi a scapito dei lavoratori, con esiti di crisi già visti”. Secondo Vitiello, “questa operazione è un atto grave e inaccettabile che mette a repentaglio il futuro di migliaia di lavoratori in un settore già estremamente fragile”.
La preoccupazione riguarda anzitutto i posti di lavoro. “Non parliamo ad oggi di licenziamenti – precisa la sindacalista -, ma parliamo di cessione di ramo con una garanzia occupazionale di 48 mesi”. Tale garanzia, peraltro, si attiverebbe “esclusivamente se le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative, firmeranno l’accordo relativo al decreto Ilva”. Vitiello sottolinea che il decreto “scade il 31 dicembre”, e qualora vi accedesse la Dna avrebbe “un’infinità di sgravi fiscali”. Se tuttavia “questo processo supererà la data del 31 dicembre – aggiunge la segretaria regionale Uilcom – naturalmente non ci sarà nulla e i rischi aumenteranno ancora di più”. Oltre a questo, tra i dipendenti serpeggia la paura di perdere “un sacco di benefici che hanno facendo parte del gruppo Tim”.
In attesa di parole ufficiali delle aziende, il quadro sindacale appare fosco. Già annunciato uno stato di agitazione, con iniziative di sciopero in tutte le sedi interessate: da Roma, a Napoli, passando per Catanzaro, Caltanissetta, Ivrea, Aosta, L’Aquila, Frascati, Fondi, e Palermo. In Campania, domani e dopodomani sono previste le assemble con tutti i lavoratori del site di Napoli. “Insieme alle altre due organizzazioni confederali – spiega Vitiello – metteremo in campo comunque delle iniziative sul territorio, anche chiedendo l’intervento del Comune e della Regione, quindi un tavolo di confronto anche con loro”. L’auspicio è di una rapida convocazione dei sindacati al ministero del Lavoro. Le sigle sindacali non nascondono l’intento di “bloccare Tim in questa scelta assurda”, aggiunge la segretaria regionale Uilcom.




















