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Il Tribunale della camorra è stato più veloce di quello dello Stato. Pochi mesi dopo il clamoroso omicidio di Emanuele Sibillo c’erano nella lista della morte alcune persone. Uno di loro, Vincenzo De Bernardo. Il suo nome era nella lista della morte. Doveva essere ucciso perché il sangue di Emanuele Sibillo, boss della paranza dei bambini di Forcella doveva essere lavato.

Era stato assassinato a tradimento il 2 luglio del 2015 dal gruppo Buonerba, che era affiliato ai Mazzarella. E prima ancora che la Procura arrestasse i responsabili il “tribunale” della camorra sapeva già tutto. È tutto qui il movente dell’omicidio di Vincenzo De Bernardo, assassinato il 21 novembre del 2015 a Marigliano, a 20 chilometri dal centro di Napoli. Era colpevole perché lo zio di Roberto, assassino di Emanuele, e perché aveva ospitato suo nipote dopo l’agguato mortale.

La camorra lo sapeva e si era organizzata. Così Ciro Rinaldi, boss di San Giovanni a Teduccio, area orientale di Napoli, nemico storico dei Mazzarella e legato ai Sibillo per il controllo del centro di Napoli deciso di vendicare il 20enne ammazzato. Con l’appoggio dei gruppo Minichini e in particolare di Luisa De Stefano ‘la pazzignana’ e di Luigi Esposito “il paesano”, della zona di Marigliano, deliberarono di uccidere De Bernardo. Con loro i carabinieri hanno arrestato anche Stefano Gallo, che aveva nascosto le pistole, Vincenza Maione e Michele Minichini, soprannominato ‘il tumore’, perché come dice il neo pentito Mauro Marino “quando ti viene addosso non hai scampo” che sono tra esecutori e favoreggiatori dell’omicidio. Rinaldi è latitante ed è secondo la procura, “tra i ricercati più pericolosi e più influenti sui quali si stanno concentrando gli sforzi investigativi di questi mesi”.

Legato a questo omicidio è il tentato omicidio di Antonio Amato, colpevole di aver fatto da ‘specchiettista’ per l’omicidio di De Bernardo. Il 6 settembre del 2017 i killer fecero fuoco senza ucciderlo, nel centro di Somma Vesuviana, nella zona del Vesuviano. In carcere sono finiti: Roberto De Bernardo, figlio di Vincenzo e cugino omonimo del killer di Emanuele Sibillo, Daniele Baselice ed Enrico Mirra, esecutori materiali del tentato delitto.