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Napoli – I Carabinieri del comando Provinciale e gli agenti della Questura di Roma hanno dato esecuzione, tra Napoli e Provincia, a un’ordinanza di misure cautelari, emessa dal gip di Roma, nei confronti di sette persone, ritenute responsabili di far parte di un’associazione per delinquere finalizzata alle cosiddette truffe agli anziani, estorsione, al furto, circonvenzione di persone incapaci, con l’aggravante della circostanza della minorata difesa in relazione all’età senile delle vittime. Decine e decine i casi accertati nella Capitale cosi’ come nella regione Friuli Venezia Giulia. In tutti i casi, le vittime avevano denunciato di aver ricevuto una telefonata da un sedicente maresciallo o da un avvocato, il quale riferiva di un finto incidente stradale, in cui era rimasto coinvolto un parente della vittima e per cui era urgentemente necessaria una somma di denaro per risarcire il danno causato, paventando, in caso contrario, gravi conseguenze giudiziarie a carico del familiare.

Come facevano ad individuare la vittima e come a convincerla a dare soldi ad una persona sconosciuta è stato spiegato, in una telefonata intercettata, da uno degli indagati ad un interlocutore. “Noi giriamo i quartieri di Roma e prendiamo i civici dei palazzi” dove risiedono le vittime individuate “e li passiamo a uno a Napoli” dice un solidale. “Poi da Napoli li chiamano e fanno finta di essere avvocati o carabinieri. Tolgono le parole di bocca agli anziani dicendo; ‘guardate suo nipote o sua figlia è qui in questura, ha fatto un incidente e per toglierlo dai guai servono 3mila euro’. Se non hanno soldi chiedono oro. Noi a volte non prendiamo soldi; la maggior parte delle volte prendiamo oro”. Quindi a Roma il braccio dell’organizzazione cercava le zone con un gran numero di anziani indicando il numero civico della palazzina alla mente che era a Napoli e svolgeva una sorta di smart-working cercando le utenze telefoniche fisse attraverso internet chiamando a tutti i numeri intestati ai residenti della zona segnalata. 

“Da Napoli – dice anche il maggiore Carpinofacevano centinaia di telefonate per volte chiudendo la conversazione ogni volta che al telefono rispondeva una voce giovanile. Quando rispondeva, invece, una persona anziana, facevano il loro tentativo mettendo a segno due o tre colpi al giorno. Un elevatissimo numero di telefonate da studiare su quelle utenze telefoniche che siamo riusciti a individuare, ma il gruppo le cambiava spesso”. Quindi il timore fondato è che il numero delle vittime sia di gran lunga superiore alle 39 contestate dal Gip di Roma agli indagati. “La loro abilita‘ – continua l’ufficiale dei carabinieri – era gestire in maniera camaleontica il dialogo con le persone che si trovavano di fronte improvvisando dialoghi per carpire fiducia e informazioni utili per avvalorare le tesi della truffa”. Nelle intercettazioni telefoniche anche la doppia moralita’ degli indagati. “Io prendo soldi con le parole – dice uno di loro – non metterei mai le mani addosso ad una persona e non ho mai preso soldi a chi non aveva soldi”