Tempo di lettura: 2 minuti

Oltre mille persone sotto il Comune di Napoli al presidio pro Palestina. Le ha convocate un tam tam in 24 ore, partito dal basso sui social. Sono lì per un abbraccio solidale alla ristoratrice Nives Monda, ma anche a contestare il sindaco Gaetano Manfredi. Il coro “Dimissioni” risuona più volte, sotto le finestre di Palazzo San Giacomo. In piazza Municipio ci sono tanti mondi: dai centri sociali all’Anpi, passando per i sindacati e partiti come Potere al Popolo. Tra i partecipanti padre Alex Zanotelli, i consiglieri comunali Sergio D’Angelo e Rosario Andreozzi, la consigliera regionale Maria Muscarà, l’ex vicesindaco arancione Tommaso Sodano, il segretario della Cgil Campania, Nicola Ricci. In prima fila gli esponenti della comunità palestinese. Al primo cittadino e all’assessore Teresa Armato, la protesta rimprovera la solidarietà ai due turisti israeliani della Taverna Santa Chiara. In uno scontro sul massacro di Gaza, la coppia ha tacciato la ristoratrice di antisemitismo. E pure sostenendo di essere stata cacciata dal locale. “Una cosa falsa” ribatte Nives. Ce l’ha con i due clienti, da cui invece si reputa aggredita. Hanno postato un video “non autorizzato”. Immagini all’origine di minacce “provenienti da tutto il mondo”, iniziate “una ventina di minuti dopo che erano andati via”.

Ma la ristoratrice ne ha pure per l’amministrazione comunale, a causa di un sostegno giudicato precipitoso. Un gesto basato su “informazioni non verificate”. Domani dovrebbe incontrare sindaco e assessore, però il clima resta di freddezza. “Non ho ricevuto nemmeno una telefonata personale” precisa. Tutto il contrario del calore riservato dal Comune ai due turisti.

Monda ci tiene a ribadire come la coppia avesse finito di mangiare, e lei l’avesse invitata ad uscire. Senza accettare denaro, tra l’altro. E sottolinea la differenza sostanziale tra antisionismo e antisemitismo. Un mantra ripetuto da molti manifestanti. Lo stesso vale per l’altra parola chiave del presidio: genocidio. A Gaza si sta consumando quello, denunciano. Ma l’idea sembra bandita dai media, e nel discorso pubblico. “Sindaco di Napoli, 2 anni di genocidio, 2 anni di silenzio” recita uno striscione. E non è l’unica invettiva a Manfredi.