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“Hanno iniziato a picchiare me e mio padre. Giorgio Scaramella ha colpito mio padre con un crick, lo strumento che stava usando per cambiare la ruota. Poi sembrava che la situazione si fosse calmata, tanto che mio padre si era offerto anche di ripagare gli occhiali che aveva rotto a Giorgio nella colluttazione. Ma lui è andato via ed è tornato su uno scooter e con loro altre tre persone. Hanno iniziato a picchiare mio padre, poi lo hanno scaraventato sull’auto e uno lo ha accoltellato mentre gli altri lo mantenevano”. È un racconto dell’orrore quello di Maria Adriana Cerrato, la figlia di Maurizio, ucciso durante una colluttazione nata per un parcheggio di un’auto. Le sue ricostruzioni sono contenute nel decreto di fermo firmata dal pubblico ministero Giuliano Moccia della procura di Torre Annunziata (Napoli). È grazie al suo racconto, confermato anche dalle ricostruzioni di altri due testimoni presenti sul posto, che si è riusciti ad individuare i quattro componenti del gruppo, anche se non si sa materialmente chi sia stato a sferrare la coltellata mortale. Giorgio Scaramella era l’artefice della rissa. Colui il quale ha scagliato il crick sulla testa del povero Maurizio. Domenico Scaramella, fratello di Giorgio, era arrivato a piedi nel garage e aveva chiamato i complici, nonostante Maurizio chiedesse di chiudere la faccenda lì. Antonio Venditto aveva partecipato all’aggressione e diversamente dagli altri, aveva aiutato a far salire in auto Maurizio. Antonio Cirillo aveva partecipato alla seconda fase dell’aggressione arrivando a bordo di uno scooter diverso da quello usato da Giorgio, ed era stato tra i primi a scappare. I fratelli Scaramella, così come ricostruisce il pm, hanno accusato Antonio Cirillo della coltellata. Lui non ha reso dichiarazioni nella fase delle indagini a differenza dei due fratelli che hanno confermato di aver partecipato alla rissa ma non alla coltellata. Mentre Antonio Venditto ha cercato di crearsi un falso alibi.