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Napoli – Disperato, affranto, non pienamente cosciente di quello che gli è accaduto. Ripete però che non voleva ucciderla, che le voleva bene e che non si è accorto di nulla. «Ho sentito il rumore dei suoi tacchi, come se stesse correndo, poi nulla più. Subito dopo io l’ho vista a terra in un lago di sangue». È questa una parte del lungo interrogatorio che questa mattina Giuseppe Varriale, 24 anni, di Melito, ha reso al gip Barbara Del Pizzo, del tribunale di Napoli Nord che dovrà decidere sulla convalida del suo fermo che per ora, secondo il quadro della Procura, è per omicidio volontario.
È agli arresti domiciliari con l’accusa di aver ucciso, trascinandola con l’auto la sua ex Alessandra Madonna, a Melito venerdì scorso. Assistito dall’avvocato Nicola Pompilio ha ricostruito passaggio dopo passaggio quello che è avvenuto nei momenti concitati che hanno preceduto la morte della 24enne, sua ex fidanzata la quale, stando al racconto dei familiari, non si era rassegnata alla fine della storia. «Quella sera mi ha telefonato ma non ho risposto. Poi sono arrivato nel parco dove abito – ha riferito al giudice – Ci sono un cancello grande e poi uno più piccolo dove ho un box. Quando mi sono accorto che lei mi stava ancora seguendo non ho parcheggiato e ho girato l’auto verso l’uscita pronto per uscirmene». Ha riferito di un battibecco verbale e del fatto che le aveva detto di non voler più stare con lei.
Poi la tragedia. «Camminavo con l’auto a passo d’uomo cercando di allontanarmi da lei, la sentivo camminare, perché sentivo i tacchi e poi l’ho vista a terra in un lago di sangue». Ha riferito di aver provato a caricarla in auto sul sedile davanti e poi su quello di dietro. «L’ho portata io in ospedale e poi mi sono ritrovato a casa i carabinieri che mi hanno arrestato». Convalidati gli arresti domiciliari per Giuseppe Varriale e l’ipotesi di omicidio volontario.