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Napoli – La Procura di Perugia ha ritirato – secondo quanto emerso ieri – l’istanza con la quale chiedeva al giudice l’archiviazione dell’indagine sulle presunte violenze fisiche e psicologiche subite per mano dell’ex marito da una donna marocchina di 32 anni. Nella richiesta di archiviazione, con un atto di opposizione contestata integralmente dal legale della vittima, l’avvocato Gennaro De Falco, il sostituto procuratore titolare del fascicolo, al termine degli accertamenti, ha ritenuto mancanti di supporto probatorio le dichiarazioni rilasciate dalla vittima, per tre volte, in presenza di un interprete.
Per il magistrato infatti la donna “…non sarebbe stata mai minacciata di morte, ne’ avrebbe subito aggressioni fisiche tali da costringerla alle cure sanitarie” inoltre “la condotta di costringerla a tenere il velo integrale” anche questa denunciata dalla 32enne, per il sostituto procuratore “…rientra, pur non condivisibile in ottica occidentale, nel quadro culturale dei soggetti interessati”.
La decisione di archiviare le indagini provocò un fitto dibattito sulla vicenda.
L’avvocato Gennaro De Falco, commentando la notizia divulgata ieri, si è detto “estremamente soddisfatto, per il mutamento di indirizzo della procura“, che, evidenza, “sembra aver accolto integralmente le richieste contenute nella nostra opposizione alla richiesta archiviazione”. “Ma – aggiunge De Falco – mi pare utile precisare però che noi non facevamo riferimento soltanto alla frase riguardante il velo integrale: abbiamo contestato l’intero provvedimento, in ogni suo aspetto e in ogni suo passaggio”.
In sostanza, secondo l’avvocato De Falco, con questa decisione, l’ufficio inquirente guidato dal procuratore Raffaele Cantone “ha evitato quello che sembrava un gravissimo errore giudiziario”.
Il rapido mutamento della Procura, a parere del professionista napoletano, dimostra, inoltre, “che esiste una dialettica costruttiva tra le parti nel processo, e che la funzione dell’ avvocato non è mortificata ma che anzi trova immediato riscontro nelle posizioni dei pubblici ministeri”.