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Napoli – “C’era stato molto amore e molto dolore nella mia vita da ragazzo e mi è sembrato che si potesse declinare in un racconto cinematografico. L’ho fatto adesso perché forse ho l’età giusta, 50 anni, mi sembrava di essere maturo per questo. Un amico mi diceva sempre che non facevo cose personali, l’ho colta come provocazione”. Alla Biennale del Cinema è il giorno di Paolo Sorrentino. Il regista partenopeo presenta in concorso a Venezia ‘È stata la mano di Dio’, un personalissimo dramma cinematografico che racconta di un diciottenne alle prese con un grande dolore, la morte dei genitori, e le incertezze del proprio futuro e di quello che vuol fare da grande. Sullo sfondo la Napoli degli anni ’80 segnata dalla personalità leggendaria di Diego Armando Maradona. “Maradona per me è stato espressione di libertà. Ha dato l’opportunità alla mia generazione di essere liberi, era un esempio di libertà nel bene e nel male. Il mio più grande rammarico è che non posso farglielo vedere, era il mio primo desiderio. Non è mai stato mai facile parlare con lui, non ho avuto modo purtroppo”. 

E per la prima volta dall’inizio della propria carriera, Sorrentino fa di Napoli, sua città natale, il set ideale per una nuova produzione cinematografica. “Mi piacerebbe tornare a girare ancora a Napoli i miei film” ha concluso il regista. Nel cast Toni Servillo – presente in altri due film in concorso al Festival – accompagnato da Luisa Ranieri, Massimiliano Gallo e Cristiana Dell’Anna