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di Valentina Trifiletti

Diossina e idrocarburi. Questo è quello che i devastanti incendi nel parco nazionale del Vesuvio hanno sprigionato nell’aria. Questo è quello che per circa una settimana gli abitanti della zona hanno respirato.

Fronte del fuoco. Qui il paesaggio è lunare, devastato dalle fiamme che hanno ridotto gli alberi in cenere, ma non solo quelli. Cosa stava bruciando mentre quella densa coltre di fumo nero si sprigionava nell’aria? Cosa abbiamo respirato in quei giorni di Apocalisse?

Alberi carbonizzati che lasciano profondi buchi nel terreno, aghi di pino ridotti in cenere, combustibile perfetto per i piromani. Ma non solo: a bruciare, oltre ai 1980 ettari di parco nazionale, sono stati i rifiuti speciali. Eccole le immagini di ciò che è disseminato nelle discariche a cielo aperto.

Decine di sacchi colmi di tessuti colorati, scarti industriali delle aziende tessili della zona. E ancora: pneumatici, lastre d’amianto, elettrodomestici, bottiglie di solventi per il trattamento delle pelli, bidoni arrugginiti contenenti chissà quali liquidi pericolosi. Rifiuti speciali che andavano smaltiti in maniera diversa.

Ecco perché le fiamme erano indomabili. Ecco perché non sono bastati gli interventi di vigili del fuoco, esercito e canadair che hanno versato invano litri e litri d’acqua sulle fiamme. Il sospetto è che la mano dei piromani volesse cancellare le prove di quegli sversamenti illeciti.

Intanto sul Vesuvio si sono spenti il fuoco e anche i riflettori. Ora, non resta altro che fare la conta dei danni. 

E i responsabili? Un primo passo è stato fatto. Lo scorso 28 luglio i carabinieri della compagnia di Torre del Greco hanno identificato e arrestato uno dei colpevoli. Leonardo Orsino, 24 anni, è il garzone del macellaio, padre di una bambina, un piromane tipo sedotto dal fuoco. Stando a queste prime indagini non ci sarebbe nessuna regia criminale, nessun losco interesse della criminalità organizzata. Solo una passione malata per le fiamme.

Intanto, però, si continua a indagare. Le Procure di Napoli, Torre Annunziata e Nola hanno aperto dei fascicoli che confluiranno in una maxi-inchiesta e che proveranno a rispondere a tutte queste domande.