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Due Pisa e due misure. Dopo le cariche a Napoli, gli attivisti non ce l’hanno solo col governo Meloni. Ma attaccano pure Elly Schlein e Giuseppe Conte. Incontenibili nel condannare le manganellate a Pisa, lo scorso febbraio, i leader di Pd e M5S. Muti sinora, per le stesse scene di ieri, in via Toledo. Questione di opportunità forse. Perché il corteo contestava il gran galà del Teatro San Carlo, anfitrione il Comune targato ‘campo largo’. Nel Massimo, la Nato celebrava il 75esimo anniversario, con un concerto. E il sindaco Gaetano Manfredi faceva gli onori di casa, accogliendo gli alti gradi dell’Alleanza Atlantica.

Oggi è il giorno della rabbia, per gli anti militaristi pro Palestina. Gli studenti denunciano 7 feriti nelle cariche della Polizia. Alcuni sono presenti fuori al San Carlo, in una conferenza stampa sotto i portici. Mostrano ferite e volti tumefatti. Rivendicano: “Leggiamo sui giornali di scontri, invece abbiamo subito un pestaggio”. Alcuni parlano perfino di “tortura”. A chi gli rinfaccia il corteo non autorizzato, rispondono: “Non abbiamo forzato il blocco, esercitavamo solo il diritto democratico al dissenso”. Poi tornano a chiedere “i numeri identificativi per le forze del’ordine”, e accusano il governo di “repressione violenta”.

Ma il dito non è puntato soltanto contro Palazzo Chigi. Evocano “una macchia indelebile”, ad esempio, per l’amministrazione Manfredi. “Ci raccontano Napoli come città di pace e – dice Davide Dioguardi – ieri erano al San Carlo a stringere la mano ai signori della guerra”. Oltre che del Comune, stigmatizzano l’imbarazzato silenzio di Pd e 5 Stelle. “Noi siamo gli stessi di Pisa – osserva Davide -, quando ricevemmo la solidarietà di Schlein e Conte”. Oggi viceversa “non si capisce quale sia la differenza”. Si proclama “molto indignata col sindaco e col direttore del San Carlo” anche Elena Coccia, avvocata di tante battaglie civili, ex vice sindaca metropolitana. Stamane gli attivisti si sono portati sotto il consiglio comunale, in corso in quel momento. Gli agenti  li hanno bloccati all’ingresso, chiudendo il portone. Sono partiti cori contro Manfredi. “Non andremo via da qui – promettono – fino a quando non ci sarà concesso un incontro per conferire con chi sta colpevolmente tacendo davanti alla violenza delle forze di polizia su giovani e giovanissimi“. E intanto continua l’occupazione del Rettorato, alla Federico II. Come sindaco, ma anche come ex rettore, a Manfredi gli studenti chiedono di esprimersi.