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Napoli – È stata rinviata per difetto di notifica ad alcuni indagati l’udienza al Tribunale del Riesame di Napoli che doveva discutere il ricorso della Procura di Santa Maria Capua Vetere contro le decisioni prese dal Gip Sergio Enea in relazione all’indagine sulle violenze commesse da agenti della Penitenziaria ai danni di detenuti al carcere sammaritano il 6 aprile del 2020. Due le nuove udienze calendarizzate dai giudici – il 19 gennaio e il 16 febbraio 2022 – per affrontare le posizioni dei 45 indagati per cui la Procura ha richiesto l’emissione di una nuova e più afflittiva misura cautelare.
Il Giudice per le Indagini Preliminari emise il 28 giugno scorso 52 misure cautelari nei confronti di agenti penitenziari e funzionari del Dap su un totale di 120 indagati: otto finirono in carcere, altri 18 indagati ai domiciliari, tre all’obbligo di dimora e 23 furono sospesi dal servizio. La Procura (Aggiunto Alessandro Milita e sostituti Daniela Pannone e Alessandra Pinto) fece quindi ricorso per quarantacinque indagati per i quali il Gip aveva escluso alcuni capi di imputazione e aggravanti rigettando la relativa richiesta di misura cautelare o concedendo una misura diversa e meno afflittiva da quella proposta, in particolare in relazione alla morte del detenuto algerino Lakimi Hamine, che il Gip aveva classificato come suicidio e che invece i pm hanno inquadrato nel reato di omicidio colposo. Sui 45 indagati per i quali è stato proposto appello, per 15 la Procura ha chiesto il carcere, per 30 i domiciliari.

Rischiano in particolare il carcere in relazione alla morte del detenuto, gli ufficiali della Penitenziaria tuttora ai domiciliari Pasquale Colucci, Anna Rita Costanzo, l’ex comandante della Polizia Penitenziaria del carcere di Santa Maria Capua Vetere Gaetano Manganelli, il Sovrintendente Salvatore Mezzarano, da qualche giorno posto ai domiciliari dopo alcuni mesi passati in carcere. Rischiano invece i domiciliari l’ex provveditore regionale alle carceri Antonio Fullone, che a giugno fu colpito dalla misura interdittiva della sospensione dal lavoro per sei mesi per il reato di depistaggio; la Procura ha fatto appello ritenendo che Fullone, contrariamente a quanto disposto dal Gip, fosse colpevole anche del reato di maltrattamenti mediante omissione, ovvero per non aver fatto nulla per impedire le violenze. Come Fullone rischia i domiciliari per lo stesso motivo la funzionaria del Dap Maria Parenti, che il 6 aprile 2020 sostituiva alla direzione del carcere il direttore Elisabetta Palmieri, assente in quel periodo per malattia, mentre per i medici in servizio al carcere il giorno delle violenze, ovvero Raffaele Stellato e Pasquale Iannotta (entrambi solo indagati), i domiciliari sono stati richiesti per il reato di falso, escluso a giugno dal Gip. Ai domiciliari potrebbero finire anche le funzionarie della Penitenziaria Tiziana Perillo e Nunzia Di Donato, e altri agenti solo sospesi a giugno. In caso che il Riesame accolga l’Appello del Pm, la decisione su eventuali arresti non sarà subito esecutiva, ma dovrà passare per la Cassazione.