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Io gli do la mesata all’avvocato…12mila euro all’anno all’avvocato”: il clan Soraniello del Rione Traiano di Napoli, come tutte le organizzazioni malavitose della città, offre l’assistenza legale ai propri affiliati. L’esistenza di una sorta di welfare della camorra viene confermata nell’ambito delle indagini che oggi hanno consentito ai carabinieri del Nucleo Investigativo di Napoli, di notificare, coordinati dalla DDA, decine di misure cautelari per gravi reati come l’associazione di tipo mafioso, l’estorsione aggravata dal metodo mafioso, l’associazione finalizzata al traffico di stupefacenti e la detenzione abusiva d’arma da fuoco.
Secondo quanto emerso dalle attività investigative dei militari dell’arma il clan sborsa 150mila euro di “mesate” (stipendi) per i propri affiliati, altri 3mila euro per gli avvocati (tre o quattro) che garantiscono l’assistenza legale per gli arrestati, e 400 euro alla settimana per ciascun detenuto e i suoi familiari. Poi ci sono i latitanti.
Gli inquirenti ritengono si tratti di un esborso mensile particolarmente elevato che, però, a un certo punto, diventa insostenibile tanto che alla fine il clan si impone un taglio delle spese.
La vicenda dei ridimensionamenti viene anche affrontata nel corso di un colloquio a cui prendono parte anche Alfredo e Simone Soraniello, padre e figlio, vertici dell’omonimo clan: “Noi abbiamo fatto sta cosa perché non ce la facciamo, non perché stiamo perdendo la testa…stanno altri 5 di loro latitanti… dove andiamo a finire...”