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Napoli – Ad un anno dall’accordo siglato al ministero dello Sviluppo Economico –  dall’allora ministro del Lavoro, Luigi Di Maio – per mantenere il sito di Napoli aperto, la Whirlpool conferma la chiusura dello stabilimento.

Dopo tanta propaganda ed il cambio al Governo la patata bollente è passata così in mano ad un altro pentastellato, l’attuale ministro dello Sviluppo, Stefano Patuanelli. Ma anche il lavoro di quest’ultimo è risultato poco efficace, tanto da non far tornare sui propri passi l’azienda statunitense. “Cinque Stelle incapaci” il grido degli operai delusi dal Movimento che ha fatto il pieno di voti tra i lavoratori, abbandonati e pentiti di quel consenso. Mentre i sindacati ora chiedono a gran voce l’intervento immediato di Conte.

Al tavolo di oggi tra Whirlpool e ministero l’azione di Patuanelli per mantenere il “Piano A” – che significa continuare a fare lavatrici a Napoli – è sembrata difatti troppo blanda. “Il Governo si deve schierare dalla parte dei lavoratori, basta ambiguità” tuonano le sigle sindacali.
Ambiguità firmate tutte M5s. A mettere in discussione dopo 12 mesi l’accordo che porta la firma di Di Maio è paradossalmente un altro pentastellato, Patuanelli. Così di fatto i grillini  sembrano piegati alla potenza della multinazionale. Con il ministero che – a fronte della proposta dell’azienda di delocalizzare – afferma di non avere strumenti per ribaltare la situazione. Peccato che quegli strumenti sono le leggi che dovrebbe fare il Governo oggi guidato proprio dai 5s. Una situazione che accende la rabbia dei lavoratori che ribadiscono la pericolosità dell’evento che può creare un precedente per tutti gli operai del Paese. 

“L’accordo che Whirlpool sta violando – spiega il segretario nazionale Uilm, Gianluca Ficcoè stato siglato a ottobre 2018 presso il Ministero dello Sviluppo economico e almeno questo dovrebbe indurre il Governo a schierarsi con i lavoratori e a chiedere alla multinazionale il rispetto degli impegni assunti. Invece cogliamo segnali molto ambigui e quindi chiederemo alla Presidenza del Consiglio di riconvocare convocare il tavolo”.

Non ci rassegniamo – chiarisce Ficco – alla chiusura dello stabilimento di Napoli e chiediamo intervento della Presidenza del Consiglio”.

La relazione proposta oggi da Whirlpool mette infatti in discussione il piano industriale del 2018, fatto appunto per evitare i licenziamenti e per arrivare alla saturazione di tutti gli stabilimenti.
Un piano industriale che oggi il ministro dello Sviluppo ha definito vacillante, tirando nella questione anche l’odierno effetto Covid.
Mentre a prendere le difese dei lavoratori è stato il ministro per il Sud, Giuseppe Provenzano, ribadendo che bisogna trovare soluzioni che rafforzino il piano industriale e non fantasiosi “Piani B”.
Patuanelli – spiega l’operaio Vincenzo Accurso, sindacalista Uilm – deve ora abbandonare le sue paure e mettersi al fianco di chi vuole il rispetto dell’accordo e dei lavoratori. Bisogna avere coraggio, che questo governo lo cacci o lo venga a prendere da chi è dalla nostra parte”.
Non si può pretendere – spiega Antonio Accurso, segretario generale Uilm Campania – che la Whirlpool prenda dei soldi e poi decida di chiudere Napoli, i soldi devono essere dati solo alle aziende che fanno il patto di rimanere in Italia ed affrontare insieme a noi la crisi sulla vertenza Whirlpool si misurerà se il Governo è in grado di mantenere la coesione sociale. Napoli è una polveriera se passa questo messaggio da parte di Whirlpool, di non tenere conto degli impegni assunti si aprirà una stagione di guerra totale con le aziende, c’è il rischio che tanti possano prendere i soldi e non mantenere più gli impegni”.