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Napoli – Dopo anni di tira e molla gli americani dell’elettrodomestico abbandonano Napoli. La Whirlpool, al Tavolo del Mise, conferma gli investimenti in Italia ma lascia indietro – nel pieno di una pandemia – Napoli, la Campania ed il Mezzogiorno. Davanti a tre ministeri.

Da aprile al via la procedura del licenziamento collettivo. Ed è caos sugli ammortizzatori sociali per i lavoratori chiesti dall’amministratore delegato La Morgia per pagare gli operai fin quando non salterà il blocco dei licenziamenti, messo in campo per l’emergenza sanitaria.

“Se non ci sarà l’accesso agli ammortizzatori è chiaro che la multinazionale dovrà assumersi le proprie responsabilità” spiega la sottosegretaria allo Sviluppo economico, Alessandra Todde, ribadendo le difficoltà che ci sono in questo momento, in un Paese che sta affrontando la lotta al Covid. Ma la Whirlpool non vuole tendere la mano neanche in questo frangente e chiarisce: se non ci saranno gli ammortizzatori sociali non pagheranno i lavoratori.

Scatenando l’ira di operai e sindacati. “Dal primo gennaio è essenziale che si dia copertura salariale ai lavoratori di Napoli – spiega Gianluca Ficco, segretario nazionale Uilm responsabile del settore elettrodomestici a margine del tavolo – se per qualsiasi motivo ciò non avvenisse, adiremmo le vie legali”.

Fiato ancora sospeso quindi per capire quali ammortizzatori sono utilizzabili a partire dal primo gennaio. Appuntamento tra le parti o nel pomeriggio di domani o direttamente a dopo Natale. Al prossimo 28 dicembre per un altro tavolo tra azienda e Governo convocato nuovamente dalla Todde.

La multinazionale all’ennesimo tavolo del Mise sulla vertenza Whirlpool, davanti a rappresentanze del ministero del Lavoro, del Sud, di Invitalia e naturalmente quello dello Sviluppo Economico, pur confermando il trend positivo dei volumi produttivi e gli investimenti in Italia, abbandona quindi totalmente Napoli. Confermando ancora la “x rossa” sull’unico stabilimento della multinazionale nel Mezzogiorno nonché fiore all’occhiello dell’intero gruppo europeo.

Un disastro socio economico, partito già lo scorso 31 ottobre con la chiusura della fabbrica di via Argine, che ha lasciato in strada circa mille famiglie campane tra il sito di Ponticelli e gli indotti regionali.

“È arrivato il momento – spiega Ficcoche il Governo si schieri al fianco dei lavoratori con arti concreti, al li là dei proclami. Come sindacato abbiamo posto le priorità dei lavoratori: salvare Napoli dalla chiusura, interrompere lo stillicidio di posti di lavoro negli staff nelle Marche e in Lombardia, monitorare i progetti di reindustrializzazione a Caserta, dare un quadro di certezze a tutti gli stabilimenti italiani”.

Proprio dal Casertano arriva infatti l’unica buona notizia dell’incontro. Dove la reindustrializzazione di Teverola si dovrebbe concludere positivamente, intorno ad inizio febbraio, con il reimpiego di 75 lavoratori. Dal sito che passerà dalla Whirlpool a Seri.
“Ci è stato confermato – chiarisce il segretario nazionale della Uilmche sussiste anche un secondo progetto di reindustrializzazione, sempre in loco e da parte di Seri, per la produzione di batterie al litio, ma ancora tutto da realizzare”.

Ma restano i dubbi sugli altri indotti casertani Whirlpool del perimetro Emea.
“Ne avete parlato solo in termini di reindustrializzazione – spiega Antonio Accurso, segretario regionale Uilm, ai vertici di Whirlpool – . Quella parte che ci ha aiutato a gestire e servita solo a quello ? o Caserta è ancora centrale per il piano Europa?”.
La paura dei sindacati e che ora partendo dalla chiusura di Napoli “possa man mano sfuggire la situazione”.