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Napoli – “Una questione di sovranità del Paese che ancora oggi non è tutelata”. Ha la voce provata Vincenzo Accurso, operaio dello stabilimento Whirlpool di Napoli Est, nel raccontare la tensione e l’elettricità che si respira nella fabbrica dell’area orientale della città.

Ottobre, il mese che potrebbe veder andar via da Napoli la multinazionale americana, è oggi e dopo quasi due anni di battaglie, in giro per l’Italia ha gridar con forza l’ingiustizia della vertenza, il tempo ora è veramente agli sgoccioli. A fine mese, se non arriverà un dietro front della Whirlpool, partirà una stagione di buio pesto per la periferia orientale di Napoli e non solo.

A pagarne le spese non sono soltanto i circa 420 operai napoletani, ma il futuro di un intero territorio. L’immagine, probabilmente più simbolica della vertenza, è quella dei figli degli operai che lo scorso luglio, seppur giovanissimi, erano in corteo assieme ai propri genitori sotto il Consolato americano di Napoli.  Uno scatto che forse più di ogni parola può far capire l’importanza della lotta operaia in un territorio, come quello della sesta municipalità napoletana, già profondamente segnato dalle peripezie della malavita. Se oggi lo Stato non crea un piano per il futuro, sulla base della solidità del lavoro, si fa difatti solo un ennesimo e sciagurato regalo alla camorra. 

Si capisce, già solo dal telefono, l’incertezza del momento ma questo non fa placare i lavoratori napoletani che, come hanno fatto nell’ultimo anno e mezzo, non vogliono di certo mollare la lotta proprio ora. Sullo sfondo, di uno scenario già incerto, compare come spettro ancor più cupo il timore della crisi sociale ed economica causata dal Covid.

Questo paese – spiga ad Anteprima24 Vincenzo Accurso – deve uscire in modo forte dalla crisi ma non ha i soldi per farlo. Abbiamo un grosso problema, se oggi scappano tutte le multinazionali e le piccole imprese vanno in crisi cosa potremmo mai immaginare per il futuro”.

Se devi arginare – continua l’operaio napoletano – devi per forza far lavorare. Faranno di nuovo delle chiusure, ma le industrie non le fermeranno proprio, non lo possono fare”.
Nel mentre le speranze sono quelle di un nuovo tavolo ministeriale promesso tra il prossimo 7 ed 8 ottobre ma, ad oggi, “non abbiamo nessuna conferma”.

Intanto, nelle ultime ore, il Governo ha richiamato le segreterie nazionali dei sindacati palesando la voglia di “parlare con gli americani”.

La volontà di Roma è quella di agire su due fronti, sia sul Governo americano che sulla multinazionale. Intanto, solo qualche giorno fa, il Premier Giuseppe Conte ha incontrato il segretario di Stato americano, Mike Pompeo a Palazzo Chigi.

La speranza – racconta oggi l’operaio dello stabilimento di via Argine e che per l’occasione il Premier abbia parlato anche della nostra vertenza”.

Sull’asse politica ed economica tra Italia e Stati Uniti non può di certo passare inosservata la vertenza sulla fabbrica di Napoli Est.
Mentre dal ministero dello Sviluppo fanno sapere che se la Whirlpool chiuderà a Napoli per la mutilazione dell’elettrodomestico il Governo attuerà le condizioni peggiori, a partire dal blocco dalle sovvenzioni statali legate all’emergenza sanitaria.