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Napoli – Scoppia l’ira delle sigle sindacali dopo la decisone della Whirlpool, annunciata al tavolo del Mise, di confermare la chiusura dello stabilimento di Napoli al prossimo 31 ottobre.

Stanno sacrificando l’Italia” tuona oggi al tavolo ministeriale Antonio Accurso, segretario generale Uilm Campania.

Non mi appello al ruolo dell’amministratore – spiega Accurso – ma all’essere uomini. Siamo in piena pandemia, da quello che voi state annunciando si deciderà il rischio che correranno delle persone che non hanno scelta. Questa responsabilità nessuno la può delegare”.

La decisione della multinazionale americana, confermata in piena emergenza sanitaria, lascerà in strada oltre mille famiglie campane, dai 420 lavoratori di Napoli Est fino agli indotti regionali della Whirlpool. Una bomba sociale che rischia di scoppiare in piena pandemia Covid.

L’appello – continua il segretario generale della Campania – che abbiamo fatto era rivolto alla coscienza, non ai ruoli. Se il Governo in tutte le sue espressioni ha detto che qui c’è a rischio la sovranità del Paese dobbiamo essere alleati. Se stiamo difendendo la legittimità del Governo italiano nessuno ci potrà dire che noi stiamo violando delle leggi. Lo stiamo facendo per l’interesse generale del Paese. Non ci aspettiamo in nessun modo che qualcuno ci dica che non possiamo difendere il diritto di quei lavoratori a tener aperto lo stabilimento”.

Noi lo faremo a prescindere dai regolamenti, se altri non se ne fanno carico, difenderemo la credibilità del Paese, spiegando che non può passare questa decisione” conclude Accurso.

Sulla stessa scia anche il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris: “Chiudere la Whirlpool in questo periodo di recrudescenza della diffusione del contagio ed in piena esplosione della pandemia sociale ed economica è un atto che la città di Napoli ed il Paese non possono accettare”.

Il Governo – spiega Dema – eviti subito questa sciagura che rappresenterebbe, soprattutto in questo momento, un colpo micidiale per migliaia di persone. Whirlpool non si tocca!”.

Decisione inaccettabile, presa altrove, dal board americano – ha dichiarato il ministro per il Sud, Giuseppe Provenzano –  sulla testa del management italiano, ancor più grave perché avviene nel pieno della pandemia in una città già in forte sofferenza. È il più grande gruppo industriale presente nel nostro Paese nel settore, ma l’ho detto in questi mesi all’azienda e l’ho ripetuto oggi: un piano senza Napoli non è un piano per l’Italia”.