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Napoli – La Corte d’appello di Salerno, presieduta da Massimo Palumbo, ha parzialmente riformato, accogliendo nella sostanza l’atto d’appello proposto dalla sola parte civile Luigi de Magistris, difeso dagli avvocati Stefano Montone ed Elena Lepre, la sentenza emessa dai giudici di primo grado del procedimento cosiddetto “Scontro tra Procure”, che aveva visto l’assoluzione di tutti gli imputati per l’illecita revoca del procedimento Poseidone e l’illecita avocazione del procedimento Why Not all’allora pm de Magistris. La Corte di appello di Salerno ha riconosciuto commesso in violazione di legge il provvedimento di revoca del procedimento Poseidone avvenuto il 29 marzo 2007 a opera dell’allora procuratore aggiunto di Catanzaro Salvatore Murone, con il concorso del senatore di Forza Italia Giancarlo Pittelli e dall’allora sottosegretario del ministero delle Attività produttive Giuseppe Galati, ritenendo i fatti sussumibili nel reato di abuso d’ufficio, per il quale ha dichiarato di non doversi procedere per intervenuta prescrizione. La Corte d’appello ha inoltre riconosciuto commesso in violazione di legge il provvedimento di avocazione del procedimento cosiddetto Why Not avvenuto il 19 ottobre 2007 ad opera di Murone, dell’avvocato generale facente funzioni di procuratore generale della Repubblica presso la Corte di Appello di Catanzaro, Dolcino Favi in concorso con l’imprenditore della Compagnia delle Opere Antonio Saladino, ritenendo i fatti sussumibili nel reato di abuso d’ufficio, per il quale ha dichiarato di non doversi procedere per intervenuta prescrizione.

«Esprimo grande soddisfazione per il fatto che, seppur a distanza di così tanto tempo e seppur con tante ingiustizie che ho dovuto subire, la Corte d’appello di Salerno abbia riconosciuto la responsabilità per il delitto di abuso d’ufficio». Così il sindaco Luigi de Magistris sulla decisione della Corte d’appello di Salerno che ha parzialmente riformato la sentenza emessa dai giudici di primo grado del procedimento cosiddetto Scontro tra Procure. «Da oggi abbiamo la prova – ribadisce de Magistris – che le inchieste Why Not e Poseidone, che riguardavano i rapporti tra criminalità organizzata, istituzioni, politica e massoneria deviata, che arrivavano fino al cuore dello Stato, mi furono illecitamente sottratte, affinché non arrivassi alla verità e non mi si consentisse di fare le doverose indagini che svolsi nell’esclusivo adempimento delle norme costituzionali e nel rispetto della legge. Ho tanta amarezza nel cuore, ma oggi lo Stato, anche se in parte, mi ha ripagato con una sentenza così importante».