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Erano appena finiti gli anni ’80. Gli anni ‘rampanti’, degli yuppie e dei governi di centrosinistra. Anni nei quali il Paese aveva vissuto un benessere economico e sociale che solo in seguito avremmo scoperto ‘gravare’ sulle generazioni posteriori.

E il decennio successivo, gli anni ’90, si sarebbe aperto per l’Italia all’insegna dell’evento sportivo per antonomasia: i mondiali di calcio. Fu una vera festa di popolo, chiunque abbia vissuto quei giorni potrà testimoniare che difficilmente quell’atmosfera sarà replicabile.

‘Notti Magiche’ di Bennato e Nannini contribuì a far entrare quei giorni nel mito. Solo l’Argentina di Maradona e un’uscita avventata di Zenga fecero sì che il mito non si trasformasse in leggenda.

Sono passati più di trent’anni da quei giorni. Gli anni ’90 non tennero fede alle promesse di splendore e ricchezza, e quel mondo – sotto tutti i punti di vista – non esiste più. 

Eppure, ieri sera, nel vedere gli azzurri travolgere la Svizzera con un rotondo 3 – 0, molti di noi avranno riassaporato un dolce e delicato sapore di ‘Notti Magiche’. Lo stadio, purtroppo – smentendo un celebre passo di Venditti – “non era pieno”. Del resto la pandemia che (si spera) ci stiamo lasciando alle spalle non ha avuto e non ha riguardo per nulla, nemmeno per l’abbraccio fraterno di un popolo alla sua Nazionale. 

Ma in verità all’Olimpico ieri sera c’erano 60 milioni di italiani. Ognuno con le sue speranze, i suoi timori, le sue aspirazioni. Una nuova festa di popolo, un po’ come nel mondiale del ’90.

Di più, la freschezza degli azzurri in campo è stata la metafora perfetta di un popolo che lotta per uscire da un periodo troppo lungo e sfiancante. 

Il nostro cammino all’Europeo è solo all’inizio. Non sappiamo come andrà a finire. Ma saremo comunque grati agli azzurri per averci fatto tornare a sognare e sperare ‘”inseguendo un gol”.